L’osteopatia, da pratica diffusa a professione sanitaria riconosciuta, ha compiuto in Italia un cammino complesso e ancora non del tutto concluso. Il suo riconoscimento non è frutto di un singolo atto, ma di una serie di leggi e decreti che, passo dopo passo, hanno dato forma alla nuova figura professionale.
Le tappe principali
Legge 3/2018
Ha posto le basi inserendo l’osteopatia tra le nuove professioni sanitarie da regolamentare.
DPR 131/2021
Ha sancito formalmente l’istituzione della professione sanitaria dell’osteopata, collocandola nell’area delle professioni della prevenzione e riabilitazione.
Decreti interministeriali 2023
Hanno definito l’ordinamento didattico del corso di laurea in osteopatia, fissandone obiettivi, discipline di base e caratterizzanti. L’osteopata entra a pieno titolo nella classe di laurea L/SNT4.
Decreto Ministero Salute agosto 2024
Ha rafforzato l’inquadramento, chiarendo la collocazione tra le professioni sanitarie tecniche della prevenzione e della riabilitazione.
Il nodo delle equipollenze
Il tassello mancante è il decreto sulle equipollenze: quello che dovrà stabilire come riconoscere i titoli pregressi acquisiti in scuole private o percorsi non universitari.
Senza questo passaggio, migliaia di professionisti restano in un limbo giuridico, impossibilitati ad accedere agli elenchi speciali ad esaurimento e in attesa di un esame di abilitazione che renda pienamente valido il loro percorso.
Il rischio è duplice: da un lato penalizzare chi ha investito anni di studio e pratica, dall’altro introdurre una “sanatoria” poco trasparente se non verranno fissati criteri rigorosi.
Cosa farà l’osteopata riconosciuto
È bene chiarire un punto: l’osteopata non sostituisce il medico, né può prescrivere farmaci o trattare patologie organiche. La sua competenza riguarda le disfunzioni somatiche e la promozione della salute attraverso tecniche manuali, sempre in sinergia con il sistema sanitario e con il rinvio al medico nei casi che esulano dalle proprie competenze.
Perché serve chiarezza
Il riconoscimento dell’osteopatia rappresenta una svolta culturale: significa uscire dalla zona grigia in cui la professione è stata a lungo relegata, offrendo regole chiare ai cittadini e tutele agli operatori.
Tuttavia, senza un decreto sulle equipollenze e senza un albo professionale ben definito, il rischio è quello di creare nuove disuguaglianze e tensioni tra professioni sanitarie.
Il percorso normativo ha fatto grandi passi avanti, ma non è ancora chiuso. Perché l’osteopatia possa davvero diventare una risorsa riconosciuta e integrata nel Servizio Sanitario Nazionale occorre completare l’iter con decreti chiari, trasparenti e inclusivi.
Solo così sarà possibile garantire ai professionisti un futuro certo e ai pazienti cure sicure e integrate.
