dal territorio
Diffida alla all’azienda ospedaliera regionale San Carlo e all’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Potenza)
ISTIGAZIONE ALL’ESERCIZIO ABUSIVO DELLA PROFESSIONE INFERMIERISTICA – ISTIGAZIONE AL REATO DI FALSO DOCUMENTALE.
La scrivente Associazione Avvocatura Degli Infermieri, valutato il piano di lavoro dell’operatrice socio-assistenziale che si allega, redatto su carta intestata dell’azienda sopra destinataria e, precisamente, dell’unità operativa complessa Ostetricia e Ginecologia con direttore il dott. xxxxxx, lamenta e denuncia i seguenti passaggi di evidente matrice penale:
In rete su youtube sono apparsi dei video realizzati nel 2017 da alcuni studenti del corso di laurea in infermieristica che, coordinati da un tutor clinico dell’Università degli studi di Brescia, sede di Esine, hanno creato un fortissimo imbarazzo e disagio fra la nostra comunità. (Video che evitiamo di pubblicare)
ASINTOMATICI COVID-19 DANNI
Dopo la bufala dei pazienti morti “per” e di quelli morti “con” il coronavirus, smentita dall’analisi delle cartelle cliniche effettuate dall’Istituto Superiore di Sanità, c’è ora una nuova, fuorviante arma semantica che certi irriducibili negazionisti continuano a utilizzare: quella della distinzione fra malattia e infezione, a significare che chi ha il virus, ma non mostra sintomi, non è malato, così che l’aumento del numero dei soggetti infettati evidente da settimane non dovrebbe preoccupare nessuno, perché si tratterebbe non di malati, ma quasi di “portatori sani” del virus.
Bisogna fare un salto a ritroso negli anni sessanta per trovare, con i primi lanci di esseri viventi nello spazio, la nascita della medicina aerospaziale. Fu Yuri Gagarin, cosmonauta sovietico, il primo uomo a volare nello spazio. A bordo della Vostok 1 raggiunse l’orbita terrestre nel 1961. Da allora le missioni nello spazio si sono intensificate sia per numero che per durata: nelle stazioni spaziali gli astronauti rimangono in orbita per settimane e anche mesi.
Ma la permanenza nello spazio, ovvero la vita e il lavoro lì non sono scevri da problemi di differente natura: l’assenza di peso, le difficoltà nelle funzioni fisiologiche, le modalità di nutrizione, le radiazioni, l’irraggiamento solare sono solo alcune di quelli che gli astronauti incontrano e che si riflettono in modo e misura diversa sull’organismo.
Gli infermieri militari delle Forze Armate e della Polizia di Stato sono caratterizzati da un forte livello di competenze specialistiche sia per quanto riguarda la difesa della salute, sia anche per quel che attiene la difesa del territorio.
Quelle competenze specialistiche che, spesso, si sta tentando di inserire tra le funzioni dell’infermiere del Servizio sanitario nazionale e che per i militari sono già riconosciute nei codici, soprattutto per quanto riguarda le emergenze e le urgenze che gli infermieri militari e della Polizia possono, anzi devono, gestire da soli secondo un principio di multidisciplinarietà con le altre professioni – medici in testa – molto forte e radicato a tutti i livelli.
Ma per gli aspetti legati alla conicità, alla lungodegenza e all’assistenza delle patologie che spesso si presentano sia per quanto riguarda gli stessi militari, sia per le popolazioni soccorse, la sinergia con il servizio sanitario pubblico dà la possibilità di interconnettere un meccanismo, un’organizzazione ed esperienze che invece non sono proprie del mondo della sanità militare, ma che in quello della sanità civile sono invece affermate, consolidate e in modo massiccio e sempre più spesso affidate proprio agli infermieri.
Tanto che proprio dal ministero della Salute è stata sottolineata l’importanza di apprendere la possibilità di nuovi sviluppi per alcuni lati dell’organizzazione e programmazione sanitaria ed è stata manifestata la piena disponibilità a una sinergia tra ministeri per mettere a disposizione delle Forze armate e della Polizia di Stato esperienze e modelli per quagli aspetti dell’assistenza emergenti anche nel loro ambito, ma ancora poco frequentati.
Attualmente gli infermieri delle Forze armate e quelli della Polizia di Stato sono discriminati rispetto ai colleghi dipendenti del Servizio sanitario nazionale per la non applicazione alle loro situazioni occupazionali delle leggi più favorevoli approvate negli ultimi quindici anni per gli infermieri dipendenti della pubblica amministrazione. Per questo sono penalizzati sia rispetto al valore del loro titolo di laurea che nelle amministrazioni attuali di appartenenza non consente progressioni di carriera come quelle dei colleghi del Ssn (né come quelle dei medici militari), sia per quanto riguarda diritti e dei doveri, tra cui non ultimo quello dell’aggiornamento continuo, che derivano dall’iscrizione, prevista per legge, per l’esercizio della professione, all’albo nazionale.
Inoltre, anche il diverso inquadramento funzionale degli infermieri militari nei differenti ruoli (vice revisore tecnico nella Polizia di Stato e sottufficiale nell’Esercito) richiederebbe una necessaria armonizzazione.
Nell’ultimo incontro sull’infermieristica militare organizzato dalla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni sanitarie (FNOPI), sono state esaminate e approfondite le competenze istituzionali con riguardo alle innovazioni legislative in tema di rischio professionale e le valutazioni orientative per l’esercizio delle professioni sanitarie. In particolare, sono stati affrontati due temi di grande rilevanza per la Sanità Militare. Il primo è relativo all’organizzazione, alla formazione e alle prospettive della componente infermieristica militare e di come questa possa contribuire al processo di rinnovamento necessario per un supporto sanitario sempre più aderente alle esigenze operative e ad una realtà di riferimento in costante evoluzione.
Dai lavori è emersa la necessità di collegare meglio la formazione post base (Master/Laurea Magistrale/Dottorato) per l’assolvimento di funzioni infermieristiche di livello crescente e i relativi gradi e definire ove possibile una filiera organizzativa e gerarchica differenziata tra personale medico e personale delle professioni sanitarie per garantire l’autonomia nell’assolvimento delle funzioni assistenziali, anche nell’esercizio delle competenze avanzate.
Allo stesso tempo è necessario che l’assistenza infermieristica sia centrata sulla persona/soldato e sulle funzioni dell’organizzazione militare.
Sono necessari, sulla base delle indicazioni legislative nazionali e della NATO maggiori standard, linee guida, protocolli e per far questo è necessario il lavoro di tutti.
Redazione
Fnopi
blitz dei carabinieri dei Nas nelle Guardie mediche Italiane.
Le ispezioni hanno in totale riguardato 390 presidi pubblici di Continuità assistenziale dislocati su tutto il territorio nazionale, dai grandi centri urbani fino alle piccole realtà e comunità locali. Con quale risultato?
I controlli hanno evidenziato criticità strutturali ed organizzative su 99 sedi ispezionate, determinando la denuncia di 19 persone all’Autorità giudiziaria e la segnalazione di 85 alle Autorità amministrative e sanitarie regionali. Destinatari dei provvedimenti sono stati i responsabili dei citati Servizi e dirigenti delle relative Aziende sanitarie locali nonché personale medico-infermieristico dei vari Servizi di Guardia medica.
La segretaria della confederazione: «Nei prossimi giorni avvierò le consultazioni con tutte le categorie, delle regioni e degli enti»
Annamaria Furlan segretario generale della Cisl, lascerà a marzo la guida del sindacato a Luigi Sbarra. «Avevo già affermato nei mesi scorsi con molta chiarezza e serenità che non mi sarei candidata al congresso confederale della Cisl, il cui iter inizierà nei prossimi mesi nei luoghi di lavoro e nei territori, in modo da consentire il ricambio del gruppo dirigente della nostra organizzazione ed un nuovo percorso che deve nascere nella massima unità e con la conferma dei valori di riformismo, rinnovamento e trasparenza, che hanno caratterizzato questi ultimi sette anni. I tempi sono maturi», ha detto Furlan nel corso delle sue conclusioni al Comitato esecutivo della Cisl che si è svolto oggi in teleconferenza.

Crescita professionale degli infermieri con il riconoscimento delle loro qualità assistenziali e dell’autonomia necessaria a garantire servizi e assistenza all’altezza di un Servizio sanitario davvero nazionale, universalistico ed equo.
Stop al precariato e alle soluzioni emergenziali per quanto riguarda la carenza di organici, che con la pandemia ha mostrato tutti i rischi che comporta per la salute dei cittadini.
Nuova governance e nuovo impulso al sistema sanitario, perché cresca intorno alle persone, con contatti e reti di prossimità per i fragili, senza dimenticare i giovani che hanno ormai altrettanti bisogni e rischiano di trasformarsi in “nuovi poveri”.
Il tutto grazie a un diverso utilizzo dei fondi del Recovery Plan e all’applicazione reale e immediata delle previsioni del Patto per la salute, riconoscendo l’essenziale apporto che un sistema multiprofessionale sganciato da modelli ormai obsoleti può dare alla crescita non solo della cura e dell’assistenza, ma anche della prevenzione e della tutela reale delle fragilità.
La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), nella sua lettera di benvenuto al premier Mario Draghi, illustra le basi della crescita professionale e del sistema sanitario, con precisi riferimenti agli altri Paesi europei e offrendosi come partner primario per la crescita e la definizione di nuovi modelli che dovranno caratterizzare il sistema salute.
“Siamo certi – si legge – che grazie alla Sua prestigiosa esperienza, saprà dare nuova linfa alle strutture e ai professionisti sanitari che fino a oggi hanno fatto di tutto per garantire l’altissima qualità del nostro Servizio sanitario nazionale, ma che ormai sono allo stremo sia economicamente, nonostante le risorse impegnate per la pandemia e le previsioni non del tutto risolutive del PNRR, sia, soprattutto, dal punto di vista degli organici, con gravi ripercussioni non solo sui servizi, ma anche sull’assistenza ai cittadini”.
“Gli infermieri – spiega la lettera – nella pandemia si sono dimostrati essenziali per l’assistenza ai pazienti altrimenti soli nelle corsie Covid, si dimostrano fondamentali per il supporto ai malati cronici come sottolineano anche le associazioni di cittadini-pazienti che li rappresentano, sono i naturali controllori della salute scolastica e dell’educazione sanitaria, rappresentano la punta di diamante delle strutture vaccinali, anche se rispetto alle vaccinazioni per la pandemia è stato finora rallentato il loro apporto e intervento”.
“Finora – continua la lettera a Draghi – si è parlato più volte, d’intesa con le Regioni, di assicurare un piano di assunzioni straordinarie di medici e infermieri e integrare i servizi sanitari e sociosanitari territoriali, ma la maggior parte di queste intenzioni è rimasta per adesso sulla carta.
Si tratta di valori e azioni fondamentali per le quali la FNOPI da anni si batte per dare nuove speranze agli oltre 454mila professionisti infermieri che rappresenta, quale maggior ordine professionale del paese.
Professionisti che – conclude – da anni, sono in attesa di una nuova organizzazione del lavoro che riconosca l’alto livello di professionalità ormai raggiunto, cancellando le attuali difformità che non consentono spesso di far gestire nel modo più corretto e meritocratico il personale nelle aziende pubbliche e private accreditate con il Servizio sanitario pubblico”.
Fnopi
Redazione NurseNews. Eu
E’ “urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus SarsCov2: è necessario un lockdown totale e immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata”. Lo afferma all’ANSA Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute. Oltre a ciò, “va potenziato il tracciamento e rafforzata la campagna vaccinale”. E’ “evidente – avverte – che la strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno”. “Ne parlerò col ministro Speranza questa settimana”, ha annunciato.
“In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia ed gli impianti da sci rientrano in tali attività. Non andrebbero riaperti”. Lo afferma all’ANSA Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza. “Non dimentichiamo – ha sottolineato Ricciardi – che la variante inglese è giunta in Europa proprio ‘passando’ dagli impianti di risalita in Svizzera”. (ANSA)
Il Tar di Catania ha respinto il ricorso presentato contro l’assessorato alla Salute della Regione Siciliana avanzato da un gruppo di persone alle quale era stata somministrata la prima dose del vaccino anti Covid-19 senza averne titolo.
Il Tar di Catania ha respinto il ricorso presentato nei confronti dell’assessorato alla Salute della Regione Siciliana avanzato da un gruppo persone alle quale era stata somministrata la prima dose del vaccino anti Covid-19 senza essere averne titolo.Quindi, non sarà eseguita la seconda inoculazione come deciso dalla Regione per “non premiare i ‘furbetti'”. Il provvedimento cautelare è stato emesso, in forma monocratica. Il giudice rimarca nel provvedimento che:”non risultano evidenze scientifiche di eventuali rischi derivanti dalla mancata somministrazione della seconda dose, se non quello della possibile inefficacia del vaccino, effetto che riporterebbe i ricorrenti alla situazione quo ante a quella determinata dall’aver avuto accesso alla prima dose, pur non avendone diritto”.
Redazione NurseNews
Cataniatoday