bottegaDA Quotidianosanita; 03 OTT – Gentile direttore, nella discussione che imperversa nei quotidiani e nelle TV non posso non notare l’assenza di due soggetti di una certa rilevanza. Ho atteso un po’ di tempo per vedere se qualcuno di questi soggetti si sarebbe palesato ma non posso che constatare che l’attesa è stata vana.

Che la sanità pubblica sia sotto attacco mi pare possa essere assunto quale dato di fatto essendo essa al centro di un progressivo e costante definanziamento (sulla sostenibilità del sistema al di sotto di una soglia minima si è scomodata tutta la politica ma la stessa pare disposta a votare comunque tutti i provvedimenti che il governo vorrà adottare). Il decreto appropriatezza, di cui ora tanto si discute, è una parte di questo percorso di definanziamento ma è più un segnale che un colpo mortale e non va perso di vista il quadro generale per evitare che un contentino ai medici possa annacquare il valore di una difesa che ha radici ben più profonde e principi ben più alti.

Ho letto e sentito intervenire molti rappresentanti di associazioni, sindacati medici, ordine dei medici, intellettuali, professionisti a titolo individuale e una sola infermiera (Marcella Gostinelli).

Ecco – mi sono detto – in effetti mancano gli infermieri in questo dibattito, un soggetto che ritengo possa dire qualcosa sia sull’appropriatezza sia sulla difesa di un SSN pubblico considerato che ne è parte attiva e numerosa e il suo costo per la finanza pubblica non è poi così irrilevante. Perché, quindi, gli organi di rappresentanza infermieristica (IPASVI) non fanno sentire la loro voce su questo tema? Perché non c’è una mobilitazione della categoria? Vogliamo lasciare la difesa della sanità in mano ai medici? Non è una questione che ci riguarda tutti e che tutti ci impegna per dare un contributo di proposte per la salvezza del nostro SSN?

La posta in gioco è grande, è di sistema e va ben oltre le categorie. Quindi mi sono chiesto: e il sindacalismo confederale – il secondo soggetto – che fine ha fatto? Riconosco i reciproci ruoli e valori e, proprio per questo, Nursind nel suo ambito ha fatto sentire la sua voce: ha dichiarato lo stato di agitazione ed ha già svolto le procedure per indire uno sciopero per i disagi della categoria ed è pronto a fare la sua parte ma siamo altresì consapevoli che qui è in gioco l’intera nave e non solo parte dell’equipaggio. Una volta andati a fondo avremo perso tutti: sindacati, cittadini, medici, infermieri, operatori…
In questo tipo di lotte in passato il sindacalismo confederale si sarebbe messo alla testa del movimento, oggi vedo che questo importante soggetto manca completamente nel dibattito. Perché?

Ricordo che CGIL, CISL e UIL a marzo hanno dichiarato lo stato di agitazione per la mancata implementazione delle competenze delle professioni sanitarie con pieno sostegno dell’IPASVI. Siamo ancora fermi lì? Non c’è altro pensiero? Possibile che non si veda che il contesto sta cambiando e che il dibattito sul comma 566 di fronte alla sostenibilità è irrilevante? Perché non si dibatte e si pensa di fare qualcosa tutti assieme?

Penso che Nursind, in rappresentanza degli infermieri ad esso aderenti, abbia qualcosa da dire sul sistema di erogazione delle cure e dell’assistenza e anche sull’appropriatezza. Per esempio diamo la nostra disponibilità a vagliare forme di proattività che riducano l’accesso alle cure e alla prescrizione. La proposta avanzata più volte dell’infermiere di famiglia può ridurre, secondo noi, gli accessi e le spese. Una partecipazione più condivisa dei percorsi sulla cronicità (che incidono maggiormente sulla spesa sanitaria) e che prevedano un impiego più allargato degli infermieri potrebbero essere alcune proposte che portano risparmi di spesa.

Tali proposte – e tante altre che potremmo avanzare su specifici temi – vanno vagliate, organizzate e valutate circa gli esisti realizzabili in termini di salute e in risparmi di spesa quantificabili. Gli infermieri la loro parte sono disponibili a farla perché non sono avulsi dal sistema e perché non sono più disponibili a lasciare ai soli dirigenti la conduzione delle trattative. Quando si ammetterà che se siamo giunti a questo punto forse qualche responsabilità dovranno averla avuta anche i dirigenti o sono dirigenti solo per il 27 del mese?

Dr. Andrea Bottega
Segretario Nazionale Nursind

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Alfio Alfredo Stiro nasce in Sicilia a Catania il 22/01/1970, consegue la laurea in infermieristica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Catania e successivamente il Master in Management delle Professioni Sanitarie. Master in osteopatia posturale presso l'universita di Pisa dipartimento di endocrinologia e metabolismo,ortopedia e traumatologia,medicina del lavoro. E scuola di osteopatia belga, Belso.ha frequentato numerosi corsi sull'emergenza, in servizio presso l’U.O. di Pronto soccorso e Ps pediatrico. Azienda Cannizzaro per l'emergenza di catania.

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