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Il mansionario, infatti, non era stato abrogato la bellezza di 18 anni fa? Possibile che per tanti (troppi) coordinatori, dirigenti, “signori” medici, cittadini e colleghi stessi, gli infermieri debbano ancora sottostare ad improbabili elenchi di cose da fare come se fossero, con tutto il rispetto, il più sprovveduto personale tecnico mai concepito dalla sanità? Non dovremmo essere professionisti autonomi, intellettuali e “responsabili dell’assistenza generale infermieristica”?

Ma è analizzando al dettaglio questo pseudo documento, che si rischia un autentico “infarto professionale”. Sembra proprio che lì, al Niguarda gli infermieri, in una routine consolidata verosimilmente dall’inizio dei tempi, si dedichino alle mansioni domestico alberghiere tra cui giro letti (“allettati, pazienti che escono per esami”, ecc.), che rifanno anche i letti (!!!) e che, addirittura, sostituiscano gli OSS nelle loro mansioni.

“Chi fa cosa”. Apparso nella medicheria del reparto di Malattie Infettive, al Niguarda di Milano.

Chi ci ha inviato la foto e segnalato il caso, racconta: “Gli infermieri qui fanno il giro letti. L’OSS smette di farlo alle 8,15 perché deve andare a servire colazioni, quindi continuano gli infermieri. Inoltre questi ultimi sono obbligati a rifare anche i letti e ciò dopo aver fatto comunque tutte le altre cose!

Capita anche di accompagnare pazienti autonomi e deambulanti a fare degli esami strumentali. Combatto contro i mulini a vento ogni giorno! E lavoro in uno dei più grandi ospedali di Milano, immagino cosa possa succedere in altre realtà. Gli studenti, poi, affiancati ad un tutor infermiere, vengono di fatto utilizzati come pura manovalanza che svolge attività da OSS. Altro che futuri professionisti”

Parliamo del piu grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano, uno dei punti di riferimento della nostra sanità.

Qualcuno potrebbe ammonirci sul fatto che nel foglio, che è posizionato ben in vista ed appeso in un luogo dove tutti gli addetti ai lavori hanno accesso e che lascia intendere che quella sia la “normalità” dell’Unità Operativa, non sono apposti alcun timbro e firma da parte dei responsabili. Ed è vero, non ci sono.

Però ci raccontano dell’esistenza di un verbale di riunione, su carta intestata, datato 21 giugno 2017. Documento in cui sarebbe riportato, tra i vari temi all’ordine del giorno (fra cui le modalità per effettuare il giro letti e per cambiare le lenzuola discussi durante l’incontro) l’avvento del famigerato “Chi fa cosa”.

Su mia diretta domanda, poi, atta ad indagare la storia di quel pezzo di carta senza senso partorito con ogni probabilità dalla mente di un coordinatore poco aggiornato, il nostro interlocutore ha spiegato: “Inizialmente la caposala scriveva ogni giorno un foglio con i nomi di chi avrebbe fatto cosa durante i turni: peggio di un mansionario, in pratica! Invece ora ha deciso di creare quella specie di lista della spesa, che vale come regola generale.”

In preda alla mia solita nausea professionale, gli ho infine chiesto un rassegnatissimo: “Come ti spieghi tutto questo, in un ospedale come il Niguarda, eccellenza italiana, a distanza di ben 23 anni dal decreto 739/94 e di 18 dalla legge 42/99?”

E la sua risposta ha rappresentato per me uno spietato colpo di grazia: “Il Niguarda non punta sugli OSS, non li considera proprio e non li inserisce nei reparti: punta sugli infermieri. Ma non è per innalzare la qualità dell’assistenza o altre baggianate simili. Lo fa perché, in realtà, gli infermieri fanno tutto. Gli OSS, perciò, non gli servono quasi a nulla. Pensa che nei reparti di medicina con 35-40 posti letto, da queste parti, non ci sono OSS di notte. Ti lascio immaginare che casino e quante mansioni domestico alberghiere vengano espletate fino alla mattina! C’è un OSS del mio reparto che, addirittura, è limitato sui carichi e le mobilizzazioni; perciò, anche per una semplice igiene al paziente, va aiutato dagli infermieri. Tutto ciò, nel 2017, mi sembra assurdo”.

E lo è, purtroppo. I piani d’assistenza? Il riconoscimento professionale? Una reale autonomia? Le competenze avanzate? Pura utopia!

Qui bisogna lottare ogni giorno per far rispettare la legge (VEDI), altroché!

E per far cessare il pressoché totale sfruttamento dei professionisti infermieri da parte di chi li vede, ancora oggi, come i factotum della sanità!

Attendiamo chiarimenti da parte dell’azienda sanitaria interessata.

E sollecitiamo il Collegio IPASVI di Milano, Lodi, Monza e Brianza affinché vengano effettuate tutte le verifiche del caso.

Alfio Stiro

Fonte

Nursetimes

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Alfio Alfredo Stiro nasce in Sicilia a Catania il 22/01/1970, consegue la laurea in infermieristica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Catania e successivamente il Master in Management delle Professioni Sanitarie. Master in osteopatia posturale presso l'universita di Pisa dipartimento di endocrinologia e metabolismo,ortopedia e traumatologia,medicina del lavoro. E scuola di osteopatia belga, Belso.ha frequentato numerosi corsi sull'emergenza, in servizio presso l’U.O. di Pronto soccorso e Ps pediatrico. Azienda Cannizzaro per l'emergenza di catania.

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