alfio stiro

Alfio Alfredo Stiro nasce in Sicilia a Catania il 22/01/1970, consegue la laurea in infermieristica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Catania e successivamente il Master in Management delle Professioni Sanitarie. Master in osteopatia posturale presso l'universita di Pisa dipartimento di endocrinologia e metabolismo,ortopedia e traumatologia,medicina del lavoro. E scuola di osteopatia belga, Belso.ha frequentato numerosi corsi sull'emergenza, in servizio presso l’U.O. di Pronto soccorso e Ps pediatrico. Azienda Cannizzaro per l'emergenza di catania.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha suonato il campanello del suo compagno di stanza all’ospedale, sabato notte intorno alle 3.30, nel reparto di medicina Interna e della complessità per richiamare l’attenzione degli operatori sociosanitari. L’uomo infatti, viste le sue condizioni di salute, non poteva certo chiamare il personale preposto. Si lamentava e urlava però per via del dolore.
Il compagno di camera ha atteso a lungo che qualcuno venisse ad occuparsi del malato ma i minuti passavano senza che nessuno si facesse vivo .Così racconta la persona che ha segnalato la vicenda,incredulo per l’accaduto, chiedendo se magari ciò fosse dovuto alla mancanza di personale.

Ma l’Azienda ospedaliera ribatte: “Tutti in servizio si sono presi cura dei pazienti”

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La ricetta infermieristica non è solo appannaggio dei paesi anglosassoni e della Scandinavia. Nell’Unione Europea è diffusa e prevista da precise direttive. Che in Italia non si applicano. Il dibattito lo apre un comunicato del sindacato infermieristico Nursing Up guidato da Antonio De Palma. Per farmaci o dispositivi, la ricetta dell’infermiere in Europa è oggi diffusa in Danimarca, Norvegia, Svezia, Estonia, Finlandia, Regno Unito, Irlanda ma anche Olanda, Francia, Cipro; da qualche giorno la ammette la comunità di Madrid, prima autonomia in Spagna. In Gran Bretagna l’infermiere prescrive da 30 anni e in Svezia da 28. Metà dei paesi UE affronta l’aumento delle cronicità e delle incombenze d’équipe estendendo la ricetta all’infermiere. Alcuni paesi abilitano solo l’infermiere specialista nella sua branca, altre chi ha la laurea magistrale, in altre si prescrive anche con la laurea triennale. Più ancora del medicinale è diffusa la prescrizione di dispositivi sanitari. Per armonizzare le diverse situazioni nel 2011 è arrivata la direttiva europea 83; l’Italia avrebbe dovuto conformarsi entro il 25 ottobre 2013 ma non lo ha mai fatto. De Palma sottolinea come per rimediare si dovrebbe prevedere la prescrizione diretta sia di presidi per l’assistenza infermieristica, della quale l’infermiere è titolare e responsabile, sia di farmaci sulla base di protocolli condivisi con i medici. Doctor33 ha chiesto un commento a Maurizio Zega Presidente dell’Ordine degli Infermieri di Roma e coordinatore del gruppo di lavoro sulla prescrizione infermieristica della Federazione FNOPI che effettuò qualche anno fa il primo sondaggio in materia a livello europeo. «Il quadro normativo italiano è anacronistico. Tra i retropensieri in Italia c’è un po’ la diffidenza sul “nuovo”, ma ricordo che in Europa tra i pur diversi criteri che regolano la prescrizione infermieristica, il comune denominatore è che all’infermiere si chiedono capacità professionali certificate e acquisite in corsi di specializzazione approfonditi. Altro timore, di chi poco conosce i meccanismi della spesa: allargando il novero dei prescrittori il SSN potrebbe finire in passivo. Invece avviene il contrario: dove prescrive l’infermiere si risparmia».

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Il  neo Ministro della Salute Schillaci, alla conferenza stampa convocata al termine del Consiglio dei Ministri, ha ribadito l’importanza della campagna vaccinale nel contrasto alla pandemia sottolineando l’impegno e la dedizione nella lotta al Covid19 dei medici e degli operatori sanitari pagando un tributo pesante anche in termini di vittime.

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C’è una bambina che ancora respira, che vive, che spera, ricoverata all’Ospedale dei Bambini di Palermo, in prognosi riservata. Ha due anni. E’ arrivata in Sicilia, dal Burkina Faso. Ma l’ultimo tratto lo ha percorso dalle coste di Tunisia. Si sono persi tutti quelli che viaggiavano. La piccola è sbarcata a Lampedusa, dopo giorni, bevendo acqua di mare, perché i viveri erano, nel frattempo, finiti.
La speranza è legata alle persone che l’hanno presa in carico, che l’hanno rianimata, che la stanno curando. Li chiamiamo ‘angeli’, quando abbiamo bisogno di loro. Poi li dimentichiamo. Ma sono sempre lì, oltre il confine della nostra paura per venirci a prendere.

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❤️ Nella Giornata Mondiale del Cuore #WorldHeartDay2022 oltre 200 studenti hanno:
✅ascoltato i consigli su prevenzione e terapie delle malattie cardio-cerebro vascolari dagli specialisti del Cannizzaro
✅praticato prove di primo soccorso
✅familiarizzato con i defibrillatori
grazie alla presenza di personale della Centrale Operativa 118, della Marina Militare, dei Carabinieri e dell’associazione Il Cuore di Raffaele, che ha organizzato l’evento promosso dall’Associazione Italiana Cuore Rianimazione “Lorenzo Greco” Onlus con la collaborazione dell’Azienda Ospedaliera (che ha ospitato l’evento) e tante altre realtà.

#UseHeart Usa il ❤️

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#UseHeart Usa il ❤️

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giuseppe Papagni, presidente dell’Ordine di Barletta-Andria-Trani: “Il nostro messaggio è rivolto non solo alla popolazione, ma anche ai nostri amministratori, affinché avviino al più presto tutti i progetti previsti dal Pnrr”.

Una delle problematiche che balza troppo spesso agli onori della cronaca e affligge gli ospedali, soprattutto in estate, è il sovraffollamento dei pronto soccorso. Negli ultimi quarant’anni, infatti, si è rilevato un progressivo aumento dell’utilizzo dei servizi sanitari d’emergenza.
Ancora oggi lo scopo e le funzioni del pronto soccorso non sono ben chiare alla popolazione. Il Ps si può definire come una struttura ospedaliera che garantisce l’esecuzione dell’attività diagnostica e terapeutica ai pazienti che accedono in ospedale in situazione di emergenza o urgenza e che richiedono interventi immediati.

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Sono stanca morta, scriveva al fidanzato l’infermiera appena smontata dal secondo turno di notte consecutivo (dieci ore e dieci pazienti da accudire) prima di appisolarsi al volante e interrompere la sua giovane vita all’alba contro un palo della luce. Non è morta sul lavoro, è morta di lavoro.

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“Abbiamo assistito a scene da far west – raccontano i medici e gli infermieri – Hanno distrutto tutto quello che trovavano, provocando danni per migliaia di euro”

Una donna  ieri sera è arrivata in codice rosso in gravissime condizioni di salute per un grave infarto. I medici  e gli infermieri del pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo hanno fatto di tutto per salvarla, ma la sessantenne già in gravissime condizioni è morta. Nel momento in cui  i sanitari hanno comunicato la notizia del decesso, i familiari della donna hanno messo a ferro e fuoco il pronto soccorso.

Sono intervenute diverse volanti della polizia che hanno bloccato i familiari e li hanno identificati e denunciati per una serie di reati.

Interviene anche l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza: “Devastare un pronto soccorso, presidiato da guardie giurate, e’ un atto violento, sconsiderato, insopportabile. Non si puo’ giustificare con il dolore per la scomparsa di un proprio congiunto, arrivato in gravissime e disperate condizioni. Il pronto soccorso, come l’ospedale in genere, e’ un luogo di sofferenza e di speranza, di vita e di morte. Non possiamo inneggiare agli eroi in camice e poi farci sopraffare dalla emotivita’ che diventa violenza. Ai medici e operatori del Civico di Palermo va il mio sentimento di solidarieta’”.

l’Ordine dei medici: “Ancora violenza. Gli ospedali sono ormai campi di battaglia dove malati e familiari possono tranquillamente dare sfogo a tutta la loro rabbia incontrollabile, salvo poi essere fermati dalle forze di pubblica sicurezza e contare i danni”. E’ il commento del presidente dei medici Toti Amato sulla devastazione del pronto soccorso dell’ospedale Civico. Gli Omceo siciliani e la Fnomceo, guidata dal presidente Filippo Anelli, esprimono coralmente tutta la solidarietà ai colleghi e ai sanitari del Civico, rinnovando il loro impegno “forte e ad alta voce” nella sensibilizzazione di tutte le autorità preposte al controllo della sicurezza e alla tutela della dignità professionale di tutti i sanitari.

Il Coordinamento delle professioni sanitarie Cisl Catania è vicino a medici e infermieri e al resto dei professionisti sanitari che durante il loro delicatissimo servizio hanno subito il vile attacco che dimostra ancora una volta quanto pericoloso sia lavorare  nei Pronto Soccorsi.

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Lettera alla redazione