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di CARLO PICOZZA
Dossier denuncia alla Corte dei conti. Servizi e acquisti senza gare d’appalto. I magistrati: dateci i nomi dei manager

Promozioni senza concorso (né copertura finanziaria) per 1.606 dipendenti; gare d’appalto (per pulizie, vigilanza, ristorazione ed energia) annunciate e mai eseguite; proroghe decennali dei contratti di affidamento dei servizi; acquisti milionari, senza bandi, di farmaci e protesi. Sono le irregolarità gestionali, dal 1999 a oggi, raccolte in 177 pagine di “requisitoria” (al netto degli allegati) dal direttore generale dell’Umberto I, Domenico Alessio, che le ha girate alla Corte dei conti. Su tutte grava l’ombra di un danno erariale pesante come un macigno. Tanto che i magistrati contabili ora invitano il manager a fornire le “generalità anagrafiche” dei suoi predecessori. Di quanti hanno diretto il Policlinico dalla fine dei Novanta, quando, risorto dal fallimento, diventò azienda ospedaliera. Tanto pesante è il sospetto di danno erariale, che ha costretto Alessio a rivolgersi ai giudici, di fronte all’impotenza gestionale sui debiti e su un deficit medio che dal 2002 a oggi si aggira sui cento milioni di euro all’anno. I guasti hanno radici “antiche”. Portano la firma di quasi tutti i manager, da Riccardo Fatarella ad Antonio Capparelli, passando per Dino Cosi e Ubaldo Montaguti. E, secondo Alessio, sono alla base delle criticità di oggi.

“Fatarella”, scrive nel suo dossier, “diventato dg della neonata azienda Policlinico Umberto I, ratificò la scelta fatta in qualità di amministratore straordinario inquadrando tutto il personale universitario in una qualifica superiore a quella con la quale era stato assunto”. La scelta si consumò per 1.606 persone “sulla base della sola dichiarazione di svolgimento di mansioni superiori”. Concorsi? Macché. Così accadeva che un medico diventava primario e un impiegato, dirigente. Con un altro accordo, il 2 agosto 2000, lo stesso dg assegnò, “in aggiunta alla retribuzione, un’altra quota variabile, proporzionale alla qualifica di provenienza”. L’operazione gravò sulle casse dell’Umberto I per 3 miliardi di lire all’anno. Moltiplicati per 14 (dal 2000 a oggi), fanno 42 miliardi che, tradotti in euro, sono 21 milioni. Un terzo del deficit annunciato per il 2013 dall’azienda Policlinico.

Ma non finì lì. Gli ospedalieri insorsero dopo il trattamento riservato ai loro colleghi universitari. E, sostenuti dai sindacati, ottennero, con “l’equiparazione”, la corresponsione della stessa quota aggiuntiva. Importò poco o niente se mancavano le coperture finanziarie previste dal contratto collettivo di lavoro. Con l’avvento del dg Dino Cosi, si realizzò un altro inquadramento a dirigente del personale non medico passato dall’ateneo all’Umberto I. Quanto il suo predecessore, Tommaso Longhi, aveva cacciato dalla porta, rientrò dalla finestra: venne riconosciuta la qualifica di dirigente al personale universitario non dirigente: centinaia di persone, la maggior parte delle quali senza laurea. L’operazione gravò per quasi un miliardo di lire. Tant’è, ancora oggi quasi tutti quei dipendenti non svolgono funzioni dirigenziali. E l’accordo RegioneSapienza ha messo un timbro sulla contraddizione.

Nel capitolo IV del dossier, “Gestione dei contratti di appalto, servizi e forniture”, Alessio scrive: “È stato necessario riportarli nell’alveo della regolarità e della trasparenza”. Fatica improba se si considera che “il numero rilevantissimo di contratti in essere, oltre 350, frammenta e rende particolarmente complessa la loro gestione, dalla verifica sulle prestazioni alla chiusura contabile per la liquidazione dei corrispettivi, alla gestione dell’eventuale contenzioso”. “Grave”, per Alessio “è la situazione relativa alla fornitura di beni sanitari, reagenti, dispositivi, protesi, oggetto da decenni di ordini a un numero rilevante di fornitori, in totale assenza di gare”. Così, solo per le protesi, il Policlinico ha speso 17 milioni di euro all’anno. Ne occorrono 170, invece, per l’insieme degli acquisti della farmacia: medicine, reagenti, dispositivi e altri materiali. In totale un terzo dei costi complessivi dell’ospedale. “Le modalità di acquisto sono inefficienti”, denuncia il dg, “e il ricorso diffuso alla proroga dei contratti, che in alcuni casi hanno superato anche il decennio, si è consumato senza controllo alcuno”.
fonte rai.it

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Alfio Alfredo Stiro nasce in Sicilia a Catania il 22/01/1970, consegue la laurea in infermieristica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Catania e successivamente il Master in Management delle Professioni Sanitarie. Master in osteopatia posturale presso l'universita di Pisa dipartimento di endocrinologia e metabolismo,ortopedia e traumatologia,medicina del lavoro. E scuola di osteopatia belga, Belso.ha frequentato numerosi corsi sull'emergenza, in servizio presso l’U.O. di Pronto soccorso e Ps pediatrico. Azienda Cannizzaro per l'emergenza di catania.

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