All’inizio della pandemia, per alcuni mesi, gli infermieri sono stati acclamati come eroi, ma presto sono diventati il bersaglio di critiche per i problemi reali e presunti del sistema sanitario. Il futuro della professione infermieristica nei prossimi vent’anni sta prendendo forma, e purtroppo, questa professione ha perso il suo appeal. Tra le principali ragioni vi sono i bassi stipendi, che si collocano tra i più bassi in Europa.
La tentata creazione del “Super Oss” da parte delle Regioni per cercare di” sostituire” o sopperire la carenza di infermieri sembra segnare la probabile fine della professione infermieristica. Uno studio italiano condotto nel 2011 ha rivelato che il 34,4% degli infermieri prevede di lasciare l’ospedale entro un anno dall’assunzione, mentre il 43,8% ha richiesto un trasferimento.
Questo studio si è concentrato sulla relazione tra la soddisfazione sul lavoro e l’abbandono della professione, così come sull’effetto dell’abbandono della professione sulla soddisfazione dei pazienti riguardo all’assistenza ricevuta. Risulta evidente che l’insoddisfazione lavorativa è uno dei principali motivi di alto turnover tra gli infermieri, con conseguenze negative sui pazienti. L’insoddisfazione sul lavoro e il desiderio di abbandonare la professione comportano una minore dedizione al lavoro, con impatti negativi sull’assistenza fornita ai pazienti. Questa situazione non è limitata agli infermieri, ma coinvolge anche i medici. I medici ospedalieri, spesso sottoposti a carichi di lavoro eccessivi, decidono di abbandonare gli ospedali pubblici in cerca di stipendi più invitanti nel settore privato.
Il rapporto infermieri-abitanti in Italia è molto basso, con 5,5-5,6 infermieri ogni mille abitanti, mentre la media OCSE è di 8,8. Il rapporto tra infermieri e medici, che dovrebbe essere di 1 a 3 secondo gli standard internazionali, è in Italia di 1 a 1,5, molto al di sotto della media OCSE che è di 2,8. Paesi come il Regno Unito, la Germania, la Francia e la Svizzera superano questi standard.
In Italia mancano all’appello 30.000 medici e 250.000 infermieri Presentato il 18° Rapporto del Crea Sanità.
Il rapporto del Crea Sanità spiega che se si volesse colmare il gap di questi professionisti sanitari “considerando prudenzialmente come riferimento gli standard riferiti alla popolazione generale e mantenendo le attuali retribuzioni medie, sarebbe necessario aumentare la spesa corrente del Ssn di 30,5 mld di euro.
“Malgrado le significative immissioni di personale – si legge nel Rapporto – l’Italia continua a disporre di un numero di infermieri rispetto alla popolazione notevolmente inferiore agli altri Paesi europei: 5,7 infermieri per 1.000 abitanti in Italia, contro i 9,4 della media di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Ne segue che nel SSN italiano operano 1,42 infermieri per ogni medico, contro i 2,52 dei paesi europei presi come riferimento. Per raggiungere lo standard dei Paesi citati, sarebbero quindi necessari quasi 224.000 infermieri, che diventerebbero oltre 320.000 usando come riferimento la popolazione over 75 (quella più bisognosa di assistenza).
Redazione NurseNews.eu