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Vaccino Covid-19, obbligo in emergenza
“Non si esclude l’obbligatorietà del vaccino anti-covid in casi di emergenza,soprattutto per i gruppi professionali maggiormente esposti all’infezione e alla sua trasmissione”,questo è quando dichiarato dal Comitato nazionale di bioetica.
Nonostante l’importo sia anche basso rispetto al lavoro degli infermieri che hanno dimostrato di saper mettere a rischio la propria salute e anche dare la vita per assistere le persone.
Lo fanno da sempre, ma durante la pandemia è stato evidente e il loro ruolo è stato speciale. Anche nel mezzo di una pandemia hanno provato in ogni modo a garantire quanto più possibile l’umanizzazione dell’assistenza, preoccupandosi di organizzare ad esempio una videochiamata ai familiari che non vedevano da giorni i propri cari. Sono sempre gli infermieri che hanno accompagnato sino all’ultimo i pazienti, tenendoli per mano e cercando di garantire, anche con un pesante scafandro, la necessaria vicinanza per una “dignità del fine vita”. Praticamente h24 vicino ai pazienti e alle loro necessità.
Questo i cittadini lo sanno e lo hanno sempre testimoniato sia nelle esternazioni verso gli infermieri di questi mesi, sia nelle loro risposte alle diverse ricerche dove il gradimento dei cittadini supera il 92% e sottolineano sempre con queste percentuali il loro desiderio e il bisogno di avere accanto gli infermieri per affrontare i loro bisogni di salute.
Non è questione di “parità di trattamento” come rivendicano altre professioni sanitarie, a quella ci penseranno i contratti. Nella legge di bilancio si vuole invece riconoscere l’unicità di un’attività nel suo genere e che solo gli infermieri svolgono. Niente calcoli economici: l’assistenza alla persona fragile, specie in questi momenti, non si misura così.
Gli infermieri sanno bene che il quantum dell’indennità dovrebbe essere più elevato, e anche su questo ci aspettiamo che i parlamentari lavorino di più per incrementarla, ma sono anche i primi a ritenere che rappresenti davvero – e di questo ringraziamo ancora una volta il ministro, il viceministro e tutto il Governo e chiediamo al Parlamento di non toccare un principio finalmente affermato dopo anni di silenzio assordante, anche davanti all’evidenza – l’affermazione della specificità della professione infermieristica. E questo non solo a livello nazionale, ma in tutto il mondo, dove gli infermieri sono una professione a sé, parallela, con compiti evidentemente diversi ma complementari, a quella dei medici.
In questo senso la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) ha inviato una lettera aperta ai parlamentari che stanno esaminando la legge di Bilancio 2021 con una richiesta precisa: che l’articolo ora 74 della legge di Bilancio sia sostenuto nella sua architettura attuale e rafforzato, per un giusto e meritato riconoscimento della singolarità, della formazione, della qualità e dell’abnegazione di un’intera categoria professionale di cui fanno parte oltre 450mila professionisti. E che durante la pandemia, per ora, sono morti in 58 e contagiati in oltre 30mila per garantire l’assistenza continua e che questa Federazione rappresenta.
Abbiamo analizzato gli emendamenti finora presentati in Parlamento: alcuni sono pericolosi e irricevibili perché utilizzano l’indennità di specificità infermieristica come bancomat per tutte le professioni sanitarie, snaturando l’obiettivo della norma che è di riconoscere il valore e la specificità della professione infermieristica. Ci appelliamo al ministro, al viceministro e alle forze parlamentari affinché si tenga la barra dritta con la scelta e il chiaro messaggio dati con la legge di Bilancio.
Nessuno tocchi l’indennità di specificità infermieristica quindi, che non ha il significato di un riconoscimento economico su cui prendere le misure di tutte le categorie di operatori sanitari, non è un “contratto da rinnovare”, ma è soprattutto il riconoscimento di una professione fino a oggi diluita nel Pubblico impiego. Una professionalità molto diversa da tutte le altre professioni sanitarie.
FNOPI
Già nel 1985 la Cassazione con sentenza n.1078 del 09/02, chiari’ che le mansioni igienico domestiche alberghiere non compete all’infermiere Professionale, oggi laureato, ma ad altro personale (ex infermieri generici, ausiliari specializzati,ota, fino ad arrivare all’oss ).
I circa 200 medici militari impiegati, uno per ogni sito individuato, sono uno spreco che il Paese non si può permettere in questa seconda ondata di emergenza da SARS–CoV-2.
Al di là delle encomiabili buone intenzioni del ministro della Difesa Guerini, l’impiego dei medici militari nei 200 Drive Through per effettuare i tamponi rino/oro-faringei per i test molecolari ai cittadini di tutte le regioni dell’Italia, a distanza di un mese dal suo avvio, è un aspetto da riconsiderare.
Sfugge il motivo per cui tale servizio sia stato concepito in modo completamente difforme da quanto previsto dalle regioni. Infatti, mentre i modelli organizzativi da queste adottati hanno presupposto che il personale sanitario che opera sia composto dalla figura professionale dell’infermiere, in numero di due unità per turno di lavoro, per l’operazione militare denominata Igea, sono stati previsti, oltre a due sottufficiali infermieri, anche un ufficiale medico con compiti amministrativi e di coordinamento.
La normativa vigente riconosce all’infermiere militare autonomia ed elevate responsabilità, infatti in qualità di infermiere: “…svolge con autonomia professionale le specifiche funzioni ed è articolato in conformità a quanto previsto dalla legge 1° febbraio 2006, n. 43…” (COM, D. Lgs. 66/2010, art. 212); in qualità di maresciallo: gli sono attribuite funzioni di indirizzo del personale ed espleta incarichi di elevata specializzazione; da primo maresciallo e luogotenente gli sono attribuite funzioni che implicano un maggior livello di responsabilità: sono i diretti collaboratori di superiori gerarchici, che possono sostituire in caso di impedimento o di assenza; assolvono, in via prioritaria, funzioni di indirizzo o di coordinamento con piena responsabilità per l’attività svolta; possono assolvere in autonomia incarichi di comando commisurati al grado e al loro livello di responsabilità; possono assolvere funzioni di rappresentanza istituzionale in consessi interni ed esterni alla Difesa, nei settori tecnici, amministrativi e operativi (D. Lgs. 66/2010, art. 839).
Nell’ambito militare, purtroppo, persiste una notevole resistenza ad affidare al personale infermieristico (ruolo marescialli) incarichi organizzativi anche marginali. La particolare organizzazione gerarchizzata della Sanità militare unisce il ferreo medico-centrismo al marcato ufficiale-centrismo e fa da moltiplicatore alle difficoltà che si incontrano per arrivare ad un auspicabile, reale cambiamento per rendere più efficace il sistema. Una visione miope ampiamente superata nel Sistema Sanitario Nazionale dove gli Infermieri ricoprono incarichi e attività di altissima responsabilità: Direttori Generale nelle USL, vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità, Dirigenti dei Servizi Infermieristici Tecnico Riabilitativi Aziendali con centinaia di persone da coordinare e organizzare, coordinatori di unità complesse, gestione di pazienti critici con funzioni assistenziali avanzate, ecc.
L’impiego del personale della Sanità militare a supporto dei Servizi Sanitari Regionali sicuramente si protrarrà nel tempo sul fronte dell’emergenza coronavirus come preannunciato dallo stesso Ministro Guerini. Sarebbe logico razionalizzare le risorse ed aggiustare il tiro dell’importante intervento che la Sanità militare sta effettuando a supporto dei cittadini.
I compiti cui sono deputati gli Ufficiali medici nei DTD come: la gestione degli appuntamenti, l’approvvigionamento dei materiali, il corretto funzionamento dei sistemi informatici, la gestione dei rifiuti speciali, ecc.; potrebbero essere tranquillamente svolti dagli stessi infermieri militari come è stato fatto dai coordinatori infermieristici delle ASL che hanno gestito tali servizi prima che la Difesa ne assumesse la conduzione. In questo modo si libererebbero i circa 200 medici che potrebbero essere impiegati sul territorio o negli ospedali per dare un aiuto concreto nella diagnosi e nella cura dei cittadini affetti da Covid–19. In questo modo il contributo della Difesa sarebbe sicuramente più utile ed apprezzato dalle organizzazioni sanitarie e dal personale del SSN che ormai sembra essere allo stremo.
Fonte
Sindacati dei militari
Redazioni NurseNews.Eu
coronavirus,
È stato raggiunto e sottoscritto, infatti, l’accordo tra le organizzazioni sindacali, Cgl Cisl Uil e la Regione Sicilia . Il valore del protocollo siglato dalle organizzazioni sindacali rappresentative e dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ammonta a quasi 36 milioni di euro che i lavoratori troveranno in busta nei prossimi mesi.
“Un’intesa necessaria, questa sulle indennità Covid – dicono i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Sicilia Gaetano Agliozzo, Paolo Montera ed Enzo Tango – per premiare l’impegno straordinario degli operatori e delle operatrici del sistema sanitario regionale che hanno lavorato con abnegazione, responsabilità e spirito di servizio e si sono sacrificati con turni massacranti, a volte lavorando anche senza adeguati dispositivi di protezione individuale, al solo scopo di tutelare la salute pubblica”.
I fondi già stanziati dal governo nazionale con il decreto “Cura Italia” e con il decreto “Rilancio” per il 2020 verranno utilizzati in via proporzionale alla durata dell’emergenza sanitaria, il cui termine è fissato al momento al 31 luglio 2020.
Il protocollo siciliano individua tre fasce di intensità per la distribuzione dei bonus Covid: fascia A ad “alta intensità” fino a 45 euro per turno e fino a 1.000 euro per condizioni di lavoro. Riguarda il personale del Pronto Soccorso, Malattie Infettive, Pneumologia, Reparti Covid di varie specialità, ai Laboratori di analisi, Microbiologia e Radiologia, U.S.C.A. e Dipartimento di Igiene e Prevenzione. Poi c’è l’indennità per la fascia B di “media intensità”: fino a 35 euro per turno e fino a 600 euro per condizioni di lavoro al personale afferente a Reparti non Covid di varie specialità, in servizi non impegnati in attività Covid (Anatomia Patologica, Medicina Nucleare, Banca del Sangue, ecc., Igiene), area della dirigenza sanitaria non ricompresa nella fascia A e attività formative connesse al Covid. Aumenti anche per la fascia C di “bassa intensità”: fino a 15 euro per turno e fino a 200 euro per condizioni di lavoro al restante personale dirigenziale e di comparto non direttamente riconducibile alle fasce A e B.
“Abbiamo fatto presente all’assessore – proseguono i sindacalisti – che ci sono ancora alcune questioni da risolvere e con il massimo impegno. Per prima cosa, bisognerà lavorare per prevedere analoghe misure per i lavoratori degli ospedali accreditati, come previsto dallo stesso protocollo, e della sanità privata. Contemporaneamente occorre dare attuazione alla norma della Finanziaria regionale che riguarda il personale di Seus 118”.
“Infine – concludono Agliozzo, Montera e Tango – sarà nostro interesse mantenere attivo il comitato regionale per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori per continuare a monitorare la situazione e garantire che siano sempre rispettate le condizioni di sicurezza sul lavoro. Non è ancora il momento di abbassare la guardia”.
Redazione
NurseNews. Eu
Catania, due vittime tra i professionisti sanitari. Il farmacista Antonio Pampallona e l’infermiera Cinzia Grillo sono stati uccisi dal Covid-19.Inutile la terapia.
L’ennesime morti tra chi, in prima linea, sta combattendo contro il coronavirus. Tra i sanitari, in alcune strutture, circa il 20% dei lavoratori sono positivi al covid.
IL Farmacista
Tanti i lutti, che aumentano giorno dopo giorno. Pampallona, per esempio, è il diciottesimo farmacista a perdere la vita, prima di lui era stato Rosario Guastella, farmacista di Vittoria, a essere ucciso dal Covid.
L’infermiera
Cinzia Grillo, 58 anni, infermiera, professionista molto apprezzata al Policlinico, non cel’ha fatta neanche con l’infusione di plasma. Le sue condizioni sono peggiorate negli ultimi giorni. Molti colleghi avevano dato il via alla ricerca di plasma iperimmune, ma è stato tutto inutile.P
Gli ultimi rapporti Inail ci dicono che sono piu di 60 gli infermieri caduti in servizio.
NurseNews. Eu
“L’indennità infermieristica prevista nella legge di bilancio 2021 non è ‘un’offesa verso le altre professioni’ come è stato dichiarato in modo del tutto fuori luogo dal presidente di altra Federazione: l’infermiere assiste clinicamente, organizzativamente, psicologicamente e socialmente h24 le persone che hanno bisogni sanitari di ogni tipo ed è l’unica professione che lo fa”, così in una nota la Fnopi rispone a distanza di qualche giorno alla forte presa di posizione del rpesidente della Federazione Tsrm-Pstrp Alessandro Beux contro la manovra di Bilancio che contempla un’indennità per gli infermieri .
Nella nota si spiega che “la Fnopi ha chiesto da tempo ormai un’area infermieristica separata di cui l’indennità è la prima pietra. Che a quanto pare, creando una situazione di fatto diversa in analogia con quella della dirigenza, è anche più utile per evitare attriti tra professionisti tra i quali invece dovrebbe esserci esclusivamente collaborazione e sinergia”.
“Questo – sottolinea la Federazione degli infermieri – il ministro della Salute Roberto Speranza lo sa e di questo ancora una volta lo ringraziamo, e lo sa tutto il Governo, come dimostra la scelta di inserire l’indennità nella manovra, che comunque, come già anticipato, deve essere ulteriormente rafforzata”.
“Gli infermieri nella pandemia – e in ogni momento dell’assistenza anche non-Covid – sono stati sempre presenti accanto alla persona, come dimostrano anche purtroppo il numero di decessi e contagi, ogni istante della giornata a prescindere dalla sua situazione, della sua patologia, delle sue necessità che non solo monitora, ma coordina, richiedendo l’intervento nel caso e in base alle necessità di altri professionisti con funzioni diverse secondo le esigenze”, prosegue Fnopi.
“Nessun’offesa quindi, ma esclusivamente il riconoscimento di un’attività completa, complessa e diversa rispetto a quella delle altre professioni. “Il Parlamento – aggiunge la Fnopi – sostenga senza tentennamenti l’indennità di specificità infermieristica. Su questo la comunità infermieristica valuterà attentamente le scelte della politica, senza dare spazio a populismi o generalizzazioni che non hanno ragion d’essere in funzione delle peculiarità e della formazione professionale”.
“L’indennità infermieristica riconosce uno stato di fatto di un modello di assistenza che nel mondo è proprio all’assistenza degli infermieri. In questo momento – conclude la Fnopi – i cittadini hanno bisogno di professionisti coesi, orientati alla loro salute e non limitati in particolarismi e gelosie”.
“Le #dichiarazioni rilasciate all’ANSA dal Direttore #MarioLaRocca sono #gravissime se fossero vere. Immagino che per farle abbia già denunciato tutto alle competenti autorità giudiziarie ed abbia certamente anche intrapreso i provvedimenti di sua diretta competenza.
H19:30 ennesimo turno, solito rituale:
Tuta, ffp3, cerotti per far aderire nel miglior modo possibile la mascherina, cuffia chirurgica, 3 paia di guanti, visiera e stivali, ancora una volta sono rimasti solo gli occhi per comunicare, nulla è più come prima da mesi ormai e per quanto mi riguarda non so se mai più lo sarà (anche quando tutto questo sarà finito!).
Passaggio delle consegne e si inizia con il giro parametri.