Federica Vecchini, l’infermiera 43enne accusata di aver somministrato morfina ad un neonato con il solo scopo di farlo smettere di piangere, si proclama innocente ed estranea ad ogni addebito.
Lo ha fatto ieri, durante l’interrogatorio fiume durato 8 ore all’interno del carcere di Montorio, dove la donna si trova rinchiusa da due giorni.
“La mia cliente, nonostante sia provata da quanto accaduto e dalla mancanza dei figli, ha risposto punto per punto e senza contraddizioni alle molte domande e alle contestazioni del giudice, dimostrando un atteggiamento che può avere solo chi ha la coscienza pulita, dando prova di una forza d’animo notevole. Ha negato di aver somministrato la morfina al bambino e di averlo mai fatto prima, come qualcuno avrebbe affermato” ha spiegato l’avvocato Martini .
La professionista avrebbe detto, davanti al giudice, che quel tipo di morfina, destinata alla somministrazione orale e non endovenosa, era di libero accesso e non sottoposta alle annotazioni di movimentazione: tutti avrebbero potuto utilizzarla senza risultare in alcun documento.
E sul perché la Vecchini abbia “azzeccato” la terapia salvavita, ovvero la somministrazione di naxolone, il legale di Cerea riporta la versione dell’infermiera: “Ha una grande esperienza accumulata anche in altri reparti, sa riconoscere i sintomi di un’intossicazione da stupefacente, per questo ha ribadito di aver suggerito l’inibitore della morfina: non certo perché era stata lei a dare la morfina, anzi, più volte ha ripetuto di aver salvato la vita al piccolo”.
E quel buco tra le 21 e le 21.15 in cui la donna sarebbe rimasta da sola con il bambino, o quantomeno sarebbe stata ritrovata con il bambino in braccio? “La mia cliente ha confermato la circostanza, raccontando che per calmarlo lo ha tenuto in braccio il tempo di un caffè nella saletta. Contestiamo questa ricostruzione perché non reputiamo credibile che la morfina, che si suppone sia stata somministrata in quel lasso di tempo, abbia scatenato la crisi respiratoria addirittura tre ore dopo” ha continuato Martini.
Chi è stato dunque a somministrare l’oppiaceo, rischiando di far morire il bambino? “Su questo Federica non ha fatto ipotesi. La nostra linea difensiva attualmente è questa, non pensiamo a tirare in mezzo altre persone”.
Il legale ha depositato oggi l’istanza di trasferimento alla detenzione domiciliare:
Infine la Vecchini avrebbe chiesto di incontrare i figli, ma se i domiciliari verranno accettati si eviterà ai piccoli di dover entrare in carcere per incontrare la mamma.
Alfio Stiro
Fonte villafrancaweek