dal territorio
È il tesoretto nascosto di ciascun infermiere che lavori almeno da 5 anni in una struttura pubblica o privata. Si tratta di un vero e proprio conto progressivo delle ore di lavoro prestate al di là del normale orario di lavoro, che può essere recuperato con giornate o ore di riposo e può essere retribuito con la maggiorazione dello stipendio.
Spesso facciamo a gara a chi ha il maggior numero di ferie arretrate non godute o di ore straordinarie accumulate e mai recuperate o monetizzate, ma immaginate cosa accadrebbe se tutti gli infermieri chiedessero contemporaneamente il pagamento fino all’ultimo minuto di tutte le loro ore di lavoro straordinarie⁉️
Dal personale ospedaliero all’università. La Commissione europea punta il dito contro la PA italiana, colpevole di DISCRIMINAZIONE e utilizzo ABUSIVO di contratti a tempo determinato di Infermieri, operatori di supporto, medici e altri operatori sanitari.
Troppi precari nelle corsie degli ospedali, nelle classi scolastiche e persino tra il personale dei vigili del fuoco. La Commissione europea è tornata a RIPRENDERE l’Italia in merito all’abuso di contratti a tempo determinato nel settore pubblico. Ma nella panoramica sullo stato di avanzamento delle procedure di infrazione pubblicata ieri da Bruxelles, il Belpaese viene RIPRESO anche per le condizioni di lavoro DISCRIMINATORIO che in sostanza DANNEGGIATO eccessivamente IL PERSONALE A TEMPO rispetto agli assunti con un contratto indeterminato.
Roma, 10 dicembre 2020 – Dopo la giornata di sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici, si è svolto oggi in teleconferenza, l’incontro convocato dalla Ministra della Funzione Pubblica, Fabiana Dadone ed i Segretari Generali di Cgil, Cisl, Uil accompagnati dai Segretari Generali di categoria in rappresentanza dei lavoratori della sanità, delle funzioni locali e centrali. All’incontro era presente anche il Sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta.
L’Ordine professionale degli infermieri aveva parlato di “gravi omissioni e inadeguatezza dei vertici Asp nel gestire l’emergenza Covid 19”, ma la dirigenza dell’Azienda sanitaria provinciale non ci sta e avvia un’azione legale contro l’Opi.
Con una delibera del 3 dicembre scorso firmata dal direttore generale Salvatore Lucio Ficarra e dalla responsabile dell’ufficio legale, Carmela Linda Di Giorgio, l’Asp di Siracusa ha conferito l’incarico all’avvocato Stefano Rametta di prendere le difese dell’ente nei confronti di Sebastiano Zappulla, nella qualità di presidente dell’Opi, l’Ordine professionale degli infermieri della provincia di Siracusa.
Sotto accusa una nota dell’Opi diffusa il 22 novembre scorso
Per la dirigenza Asp, infatti, la nota diffusa agli organi di stampa il 22 novembre scorso dal Presidente degli infermieri (leggi qui) danneggerebbe l’immagine dell’Azienda sanitaria provinciale e di coloro i quali la rappresentano. All’avvocato Rametta è stato dato mandato di assistenza legale, giudiziale ed extragiudiziale, “a difesa della dignità, dell’immagine, del prestigio e dell’onorabilità dell’Azienda, al fine di far valere il buon operato e tutelare la stessa sotto ogni profilo e rispetto a qualunque forma di speculazione mediatica posta in essere da terzi”.
Sotto accusa ci sarebbero le affermazioni del rappresentante provinciale degli infermieri che il quel lungo ed articolato documento controfirmato da tutto il consiglio direttivo dell’Ordine, denunciava “l’inadeguatezza dei vertici Asp nel gestire l’emergenza Covid 19, il ritardo nella tempestività delle comunicazioni con gli utenti, la difficoltà a processare velocemente un numero più elevato di tamponi, evidenziando piuttosto gravi omissioni e superficialità da parte degli organi territoriali ed ospedalieri deputati all’attuazione di strategie a tutela della salute pubblica”.
Non solo accuse contro l’Asp ma anche proposte di collaborazione
In quella nota, ad onor del vero non vi erano solo critiche ma anche mani tese per “contribuire all’organizzazione e gestione del sistema sanitario provinciale in questo momento di emergenza, avanzando proposte dirette non solo al superamento della fase di lockdown, ma destinate anche ad incidere ben oltre questa fase critica, al fine di garantire le migliori cure e assistenza possibili alla popolazione del territorio”.
La dirigenza dell’Asp di Siracusa, però, sotto attacco dall’inizio della pandemia, non intende recedere dall’esigenza di tutelare l’immagine dell’ente stesso e di chi la rappresenta ed ha avviato un’azione legale contro l’Ordine professionale degli infermieri e “contro chiunque intenda porre in essere qualsiasi forma di speculazione mediatica”.
Redazione NurseNews.Eu
Fonte
Siracusapress.It
Prima eroi, poi beffati.
Questo, in sintesi, il senso degli emendamenti “beffa” nei confronti degli infermieri, segnalati in parlamento nell’ambito della legge di Bilancio 2021.
Emendamenti che non riconoscono il valore della professionalità e dei sacrifici degli infermieri.
Un ritorno al passato, quando in tempi ormai lontani si distribuiva ogni risorsa a pioggia per non scontentare nessuno, non riconoscendo nessun merito guadagnato sul campo o legato ad anni di esperienza in settori e situazioni in cui nessun altro si è mai cimentato.
Questo invece è ciò che fanno alcuni emendamenti presentati alla legge di Bilancio 2021 – in particolare il 74.17 che cancella l’indennità degli infermieri in favore di un calderone unico per tutti – smontando e snaturando il senso dell’indennità di specificità infermieristica che vuol dire prima di tutto riconoscere agli infermieri la professionalità dimostrata e che stanno dimostrando h24 nella pandemia e nell’assistenza continua ai pazienti non Covid, per ridurla a una questione economica, utilizzando come bancomat le cifre stanziate e riducendo tutto a pochi spiccioli per ciascuno, nel nome di una generalizzazione non più meritocratica, ma semplicemente alla ricerca di consensi.
Una scelta che va nella direzione opposta a quella delineata dallo stesso Governo con il varo della Legge di Bilancio.
Il Governo, infatti, ha optato nel riconoscere simbolicamente agli infermieri il valore che hanno sempre dimostrato, anche se è stato agli occhi di tutti più evidente in questi mesi. Chiediamo dunque che si distinguano le indennità per tipologia di personale in base al contributo peculiare di ciascuno. Non cancelliamo il valore e il sacrificio gli infermieri, che presto saranno chiamati anche a essere la spina dorsale della campagna di vaccinazione anti-Covid.
È questo, infatti, lo spirito con cui sin dall’inizio questa Federazione ha condiviso con il ministro della Salute Roberto Speranza e il viceministro Pierpaolo Sileri la norma che poi è stata recepita da tutto il Governo e introdotta nella legge di Bilancio 2021 all’art. 74.
Va bene il riconoscimento a tutte le professioni di un premio sottoforma di incrementi contrattuali in linea con il resto d’Europa, ma senza toccare l’indennità di specificità infermieristica nella sua declinazione iniziale prevista nella legge di Bilancio che ha tutt’altro significato.
Non si può annacquare professionalità che hanno caratteristiche, funzioni e ruoli diversi e sicuramente a 360° rispetto ai pazienti, ai cittadini e alle altre professioni.
Tutto questo il ministro e il viceministro della Salute lo sanno e non possiamo credere – e lo respingiamo con forza – che tutto si appiattisca in Parlamento, dove invece si dovrebbe valorizzare di più e premiare chi finora è stato messo invece in secondo piano nonostante gli oltre 30mila contagi e 59 decessi sul lavoro, che gli infermieri contano fino a oggi tra i colleghi. Numeri, questi si, che li caratterizzano e li distinguono da tutti gli altri!
Facciamo appello ai parlamentari, perché si ritirino emendamenti che per oltre 450mila infermieri rappresentato un tuffo in un buio passato, una beffa rispetto al loro impegno, ai risultati raggiunti e a ciò che quotidianamente gli viene chiesto e che i cittadini si aspettano da loro. Al Governo chiediamo di respingerli “senza se e senza ma”.
L’operatore socio sanitario occupa il primo posto nella top ten delle figure professionali a media qualifica più ricercate nell’ultimo bimestre del 2020. E’ quanto pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano Il Sole 24 Ore che ha preso in esame le statistiche fornite dalle Agenzie di Lavoro, Trovit, LinkedIn e Assolavoro.
Uno studio che ha suddiviso le professioni in tre categorie: le professioni ad elevata qualifica, quelle a media qualifica e infine gli operai specializzati ed i conduttori di macchinari ed impianti.
Trattandosi di una professione per l’esercizio della quale non è previsto il possesso di una laurea, l’operatore socio sanitario è stato inserito nella categoria delle professioni a media qualifica e risulta essere, almeno stando agli studi appena descritti, al primo posto della classifica dei lavori più richiesti. Numeri che sono sicuramente dettati dall’emergenza sanitaria che ha fatto registrare un incremento notevole di offerte e proposte di lavoro in ambito sanitario, e soprattutto in quello ospedaliero. Numeri che servono soprattutto a far riflettere sull’importanza di questa figura professionale sempre più necessaria anche se troppo spesso sottovalutata. Nella top ten anche la figura del badante che occupa saldamente la settima posizione, mentre nella classifica delle professioni ad elevata qualifica più richieste il primo posto è occupato dall’infermiere.
Fonte: IlSole24ore
Vaccino Covid-19, obbligo in emergenza
“Non si esclude l’obbligatorietà del vaccino anti-covid in casi di emergenza,soprattutto per i gruppi professionali maggiormente esposti all’infezione e alla sua trasmissione”,questo è quando dichiarato dal Comitato nazionale di bioetica.
I circa 200 medici militari impiegati, uno per ogni sito individuato, sono uno spreco che il Paese non si può permettere in questa seconda ondata di emergenza da SARS–CoV-2.
Al di là delle encomiabili buone intenzioni del ministro della Difesa Guerini, l’impiego dei medici militari nei 200 Drive Through per effettuare i tamponi rino/oro-faringei per i test molecolari ai cittadini di tutte le regioni dell’Italia, a distanza di un mese dal suo avvio, è un aspetto da riconsiderare.
Sfugge il motivo per cui tale servizio sia stato concepito in modo completamente difforme da quanto previsto dalle regioni. Infatti, mentre i modelli organizzativi da queste adottati hanno presupposto che il personale sanitario che opera sia composto dalla figura professionale dell’infermiere, in numero di due unità per turno di lavoro, per l’operazione militare denominata Igea, sono stati previsti, oltre a due sottufficiali infermieri, anche un ufficiale medico con compiti amministrativi e di coordinamento.
La normativa vigente riconosce all’infermiere militare autonomia ed elevate responsabilità, infatti in qualità di infermiere: “…svolge con autonomia professionale le specifiche funzioni ed è articolato in conformità a quanto previsto dalla legge 1° febbraio 2006, n. 43…” (COM, D. Lgs. 66/2010, art. 212); in qualità di maresciallo: gli sono attribuite funzioni di indirizzo del personale ed espleta incarichi di elevata specializzazione; da primo maresciallo e luogotenente gli sono attribuite funzioni che implicano un maggior livello di responsabilità: sono i diretti collaboratori di superiori gerarchici, che possono sostituire in caso di impedimento o di assenza; assolvono, in via prioritaria, funzioni di indirizzo o di coordinamento con piena responsabilità per l’attività svolta; possono assolvere in autonomia incarichi di comando commisurati al grado e al loro livello di responsabilità; possono assolvere funzioni di rappresentanza istituzionale in consessi interni ed esterni alla Difesa, nei settori tecnici, amministrativi e operativi (D. Lgs. 66/2010, art. 839).
Nell’ambito militare, purtroppo, persiste una notevole resistenza ad affidare al personale infermieristico (ruolo marescialli) incarichi organizzativi anche marginali. La particolare organizzazione gerarchizzata della Sanità militare unisce il ferreo medico-centrismo al marcato ufficiale-centrismo e fa da moltiplicatore alle difficoltà che si incontrano per arrivare ad un auspicabile, reale cambiamento per rendere più efficace il sistema. Una visione miope ampiamente superata nel Sistema Sanitario Nazionale dove gli Infermieri ricoprono incarichi e attività di altissima responsabilità: Direttori Generale nelle USL, vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità, Dirigenti dei Servizi Infermieristici Tecnico Riabilitativi Aziendali con centinaia di persone da coordinare e organizzare, coordinatori di unità complesse, gestione di pazienti critici con funzioni assistenziali avanzate, ecc.
L’impiego del personale della Sanità militare a supporto dei Servizi Sanitari Regionali sicuramente si protrarrà nel tempo sul fronte dell’emergenza coronavirus come preannunciato dallo stesso Ministro Guerini. Sarebbe logico razionalizzare le risorse ed aggiustare il tiro dell’importante intervento che la Sanità militare sta effettuando a supporto dei cittadini.
I compiti cui sono deputati gli Ufficiali medici nei DTD come: la gestione degli appuntamenti, l’approvvigionamento dei materiali, il corretto funzionamento dei sistemi informatici, la gestione dei rifiuti speciali, ecc.; potrebbero essere tranquillamente svolti dagli stessi infermieri militari come è stato fatto dai coordinatori infermieristici delle ASL che hanno gestito tali servizi prima che la Difesa ne assumesse la conduzione. In questo modo si libererebbero i circa 200 medici che potrebbero essere impiegati sul territorio o negli ospedali per dare un aiuto concreto nella diagnosi e nella cura dei cittadini affetti da Covid–19. In questo modo il contributo della Difesa sarebbe sicuramente più utile ed apprezzato dalle organizzazioni sanitarie e dal personale del SSN che ormai sembra essere allo stremo.
Fonte
Sindacati dei militari
Redazioni NurseNews.Eu
coronavirus,
È stato raggiunto e sottoscritto, infatti, l’accordo tra le organizzazioni sindacali, Cgl Cisl Uil e la Regione Sicilia . Il valore del protocollo siglato dalle organizzazioni sindacali rappresentative e dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ammonta a quasi 36 milioni di euro che i lavoratori troveranno in busta nei prossimi mesi.
“Un’intesa necessaria, questa sulle indennità Covid – dicono i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Sicilia Gaetano Agliozzo, Paolo Montera ed Enzo Tango – per premiare l’impegno straordinario degli operatori e delle operatrici del sistema sanitario regionale che hanno lavorato con abnegazione, responsabilità e spirito di servizio e si sono sacrificati con turni massacranti, a volte lavorando anche senza adeguati dispositivi di protezione individuale, al solo scopo di tutelare la salute pubblica”.
I fondi già stanziati dal governo nazionale con il decreto “Cura Italia” e con il decreto “Rilancio” per il 2020 verranno utilizzati in via proporzionale alla durata dell’emergenza sanitaria, il cui termine è fissato al momento al 31 luglio 2020.
Il protocollo siciliano individua tre fasce di intensità per la distribuzione dei bonus Covid: fascia A ad “alta intensità” fino a 45 euro per turno e fino a 1.000 euro per condizioni di lavoro. Riguarda il personale del Pronto Soccorso, Malattie Infettive, Pneumologia, Reparti Covid di varie specialità, ai Laboratori di analisi, Microbiologia e Radiologia, U.S.C.A. e Dipartimento di Igiene e Prevenzione. Poi c’è l’indennità per la fascia B di “media intensità”: fino a 35 euro per turno e fino a 600 euro per condizioni di lavoro al personale afferente a Reparti non Covid di varie specialità, in servizi non impegnati in attività Covid (Anatomia Patologica, Medicina Nucleare, Banca del Sangue, ecc., Igiene), area della dirigenza sanitaria non ricompresa nella fascia A e attività formative connesse al Covid. Aumenti anche per la fascia C di “bassa intensità”: fino a 15 euro per turno e fino a 200 euro per condizioni di lavoro al restante personale dirigenziale e di comparto non direttamente riconducibile alle fasce A e B.
“Abbiamo fatto presente all’assessore – proseguono i sindacalisti – che ci sono ancora alcune questioni da risolvere e con il massimo impegno. Per prima cosa, bisognerà lavorare per prevedere analoghe misure per i lavoratori degli ospedali accreditati, come previsto dallo stesso protocollo, e della sanità privata. Contemporaneamente occorre dare attuazione alla norma della Finanziaria regionale che riguarda il personale di Seus 118”.
“Infine – concludono Agliozzo, Montera e Tango – sarà nostro interesse mantenere attivo il comitato regionale per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori per continuare a monitorare la situazione e garantire che siano sempre rispettate le condizioni di sicurezza sul lavoro. Non è ancora il momento di abbassare la guardia”.
Redazione
NurseNews. Eu
Catania, due vittime tra i professionisti sanitari. Il farmacista Antonio Pampallona e l’infermiera Cinzia Grillo sono stati uccisi dal Covid-19.Inutile la terapia.
L’ennesime morti tra chi, in prima linea, sta combattendo contro il coronavirus. Tra i sanitari, in alcune strutture, circa il 20% dei lavoratori sono positivi al covid.
IL Farmacista
Tanti i lutti, che aumentano giorno dopo giorno. Pampallona, per esempio, è il diciottesimo farmacista a perdere la vita, prima di lui era stato Rosario Guastella, farmacista di Vittoria, a essere ucciso dal Covid.
L’infermiera
Cinzia Grillo, 58 anni, infermiera, professionista molto apprezzata al Policlinico, non cel’ha fatta neanche con l’infusione di plasma. Le sue condizioni sono peggiorate negli ultimi giorni. Molti colleghi avevano dato il via alla ricerca di plasma iperimmune, ma è stato tutto inutile.P
Gli ultimi rapporti Inail ci dicono che sono piu di 60 gli infermieri caduti in servizio.
NurseNews. Eu