Di Roberta Falvo.
Il 12 Maggio 1820 ricorre la nascita di Florence Nightingale, ufficialmente riconosciuta come la fondatrice di quella che è l’assistenza infermieristica moderna, ed è da sempre ricordata come “la signora con la lampada”, nome a lei dato durante la guerra in Crimea. La sua abnegazione e la sua grande intelligenza le permisero di applicare per prima il metodo scientifico nel campo dell’infermieristica, e grazie a lei moltissimi primi ospedali da campo furono costruiti.
Conoscere il passato e le nostre origini è fondamentale per costruire un futuro solido, e più che mai la nostra professione ha bisogno di ricordare ciò che è stata, l’evoluzione che ha attraversato e quanto ancora c’è da fare.
Lo slogan della Federazione Nazionale Collegi Ipasvi dell’anno 2016 è: “LA SALUTE MI AVEVA ABBANDONATO. GLI INFERMIERI MAI:”
Più che mai, lo slogan di quest’anno mi ha colpita, non mi ha lasciato indifferente, mi ha “costretto” per un attimo a pensare; ecco cosa vorrei che facesse chiunque leggesse questo mio pezzo per la giornata di oggi: che si fermasse a pensare.
Pensare a cosa vuol dire essere ogni giorno un infermiere, svolgere una professione in cui poco di te stesso puoi lasciare in un angolino, e molto devi mettere in gioco.
Ogni giorno c’è una nuova sfida da affrontare, un nuovo step da superare e diciamocela, una nuova dose di pazienza da pescare nel taschino della divisa!
Ecco cosa mi ha affascinato quando ho iniziato il tirocinio durante il corso di laurea: la sensazione che mai, nemmeno l’ultimo giorno prima della pensione un infermiere possa mai sentirsi “arrivato”.
Ogni giorno siamo in dovere di essere a conoscenza dei nuovi protocolli, delle nuove linee guida, delle nuove scoperte scientifiche, dei nuovi dispositivi.
Nessuno è al sicuro, questa professione è una bici sulla quale si pedala senza sosta!
Certo, questo può spaventare, personalmente all’inizio questa consapevolezza mi ha travolto come un treno, ma dopo un po’ mi sono resa conto di quanto sia la forza del nostro lavoro, la nostra linfa vitale.
Fermiamoci a riflettere: chi è l’infermiere per la comunità, come veniamo visti dall’esterno?
Sicuramente veniamo visti come quella trottola girovagante per le corsie, che sta facendo una cosa ma che ne sta pensando nel frattempo altre tremila, colui che è un sempre un tramite tra il medico ed il paziente, il professionista con cui quest’ultimo riesce quasi sempre a creare un rapporto profondo di empatia e grande fiducia.
E’ sicuramente questo ciò che più amo del nostro lavoro, sapere di essere indispensabili per chi probabilmente in un letto d’ospedale sta passando i momenti meno felici della sua vita ed è estremamente fragile.
Diciamocelo chiaro, non è facile! Non è facile per noi barcamenarci tra famiglia, master, specialistiche, tesi, corsi di aggiornamento, turni straordinari, riposi post notti che saltano, ed in qualche giornata “no” non è mica semplice combattere contro chi non comprende a pieno il nostro lavoro, perché semplicemente ignora dunque quello che realmente facciamo ogni giorno mettendo al primo posto sempre un unico obiettivo: la dignità dei nostri pazienti.
Su questo noi facciamo la differenza, facciamo la differenza nella guarigione, facciamo la differenza nei momenti più bui, facciamo la differenza persino nel momento della morte.
E quando ci dicono: “La vostra è una missione”, noi rispondiamo “NO”, la nostra è una PROFESSIONE.
Ecco ciò che realmente siamo, ricordiamocelo oggi ed ogni giorno, anche quando sembra che tutto ci venga contro, quando ci è capitato davvero un turno da dimenticare, anche quando ci sentiamo sfiniti, quando i piedi non reggono più, quando la testa scoppia, quando non riusciamo più a trattenere una lacrima.
Ricordiamoci che siamo professionisti, ma che siamo anche e soprattutto UMANI.
Infinitamente orgogliosa dell’amore per il mio lavoro, che è cresciuto in me con radici profonde, auguro a tutti noi una splendida Giornata Internazionale dell’Infermiere.
Da Nursenews.eu
Nurse4.0
Roberta Falvo.