Il diabete mellito è una patologia cronica che interessa circa 4 milioni di persone in Italia. I sanitari sono impegnati in prima linea per individuare e attuare strategie volte a contrastarlo. Le alternative riguardano la possibilità di affrontare le sfide quotidiane con l’ausilio della tecnologia ma principalmente con la prevenzione.
La legge 130 del 15 settembre 2023 definisce per la prima volta l’avvio di un programma diagnostico precoce per l’individuazione del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica cercando di avviare un programma pluriennale di screening su base nazionale a decorrere dal 2024.
Sono stati stanziati dei fondi per dimostrare in modo esplicito la volontà di affrontare un problema così importante; non a caso la legge è stata votata all’unanimità. La sfida principale oggi è quella dell’attuazione della legge, la cui cornice normativa è già stata attenzionata, serve solo renderla operativa.
Durante il convegno organizzato in occasione della Giornata mondiale del diabet, è stato affrontato il tema del “nuovo inizio”, per comprendere e definire accuratamente i nuovi traguardi da raggiungere. Alla giornata, organizzata grazie al supporto non condizionato di Sanofi e Roche, hanno preso parte tra gli altri il vicepresidente della Camera e primo firmatario della legge 130 Giorgio Mulè, il presidente della commissione Affari sociali della Camera Ugo Cappellacci e il ministro della Salute Orazio Schillaci. Insieme a loro anche l’onorevole Annarita Patriarca, tra le principali promotrici della legge.
Il primo punto da attuare è l’adozione del programma di screening e per l’istituzione dell’Osservatorio nazionale, che avrà il compito delicato di studiare ed elaborare le risultanze dello screening pubblicando annualmente una relazione sul portale del Ministero della salute; infatti, è stata anche stipulata una convenzione dal Ministero con l’Istituto Superiore di Sanità per un progetto pilota di screening.
«Lo studio – ha spiegato Schillaci – permetterà di ottenere informazioni sulla presenza di anticorpi predittivi del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica, di comprendere se le due malattie condividono gli stessi fattori genetici e di stabilire se i due epifenomeni derivano dalla medesima predisposizione e approfondire il ruolo del glutine nella malattia diabetica».
LA DIFFUSIONE DEL DIABETE
Oggi si stima siano oltre 4 milioni le persone affette da diabete in Italia.
Il Diabete di tipo 1, in particolare, rappresenta circa il 10% dei casi di e in Italia riguarda circa 300mila persone (dati del Ministero della salute). Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la prevalenza di diabete si caratterizza per un gradiente geografico a sfavore delle regioni meridionali (fra gli ultra 65enni è pari al 25% nel Sud-Isole contro il 15% nel Nord e 18% del Centro) e da un importante gradiente sociale, a sfavore delle persone meno istruite o con maggiori difficoltà economiche; dopo i 65 anni di età la prevalenza di diabete, fra le persone che riferiscono di avere molte difficoltà ad arrivare alla fine del mese, raggiunge e supera il 30.
Esistono, però, dei fattori di rischio comportamentali predisponenti quali fumo, alcool, sedentarietà, scarso consumo di frutta e verdura ed eccesso ponderale. Questi fattori sono rilevanti nell’insorgenza della gran parte delle patologie croniche, come i tumori, le malattie cardiovascolari, le malattie respiratorie croniche e anche il diabete, che peraltro è anche fortemente associato al rischio cardiovascolare, insieme a ipertensione, ipercolesterolemia e obesità. Per queste ragioni, la prevenzione e promozione della salute devono restare obiettivi da perseguire anche dopo una diagnosi di patologia cronica.
L’IMPORTANZA DELLO SCREENING
Lo screening diventa fondamentale anche in età pediatrica, perché una diagnosi data in tempo può contribuire a salvare una vita. Ogni giorno in Italia ci sono quattro bambini a cui viene diagnosticato il diabete di tipo 1. Negli ultimi due anni l’insorgenza è passata dal 4 al 27% dei nuovi casi.
«Intercettare queste patologie nell’età infantile – ha spiegato Mulè – prima di arrivare ad episodi di chetoacidosi, è fondamentale, considerando i gravi rischi anche letali. Fare lo screening tra 0 e 17 anni consente non solo di prevenire e avere una diagnosi precoce, ma anche di gestire al meglio la malattia perché, se correttamente gestita e preconizzata il diabete può non avere delle complicanze cardiovascolari e neurologiche. Con questo screening non insorgeranno e saranno gestite al meglio dai medici».