Di Massimo Costa 20 Jul 2015 I dubbi sull’operazione e tenaglia contro Crocetta. Attaccato dal Gruppo L’Espresso-La Repubblica “che scaricò Lombardo dopo la nota vicenda dei termovalorizzatori”. E l’affondo sull’ex assessore Lucia Borsellino che non ha fatto nulla per interrompere lo scippo dei fondi che lo Stato, dal 2009, toglie alla Sicilia
Ho sempre parlato della Sicilia, ma in queste settimane, tutto sommato, ho preferito tacere. Negli anni ho imparato a fiutare i depistaggi, le campagne di linciaggio a mezzo stampa, le armi di distrazioni di massa. L’uomo della strada ha il diritto di abboccare come il pesciolino all’amo; chi fa commenti politici no, non glielo perdono, deve avere intelligenza politica nel “capire” quello che sta realmente succedendo. E soprattutto deve avere coraggio; coraggio di dire quello che ha capito anche se è impopolare. Se non lo dice è complice. Se lo dice magari è accusato di vaneggiare, di essere complottista, proprio da coloro che la denuncia colpisce. È un rischio che va comunque corso. Il silenzio, in questo caso, equivale all’omertà, e io non posso permettermelo.
Non ho scritto un rigo sul vero o presunto “sbiancamento”. Non era solo pudore, forse anche. Prendetemi per persona un po’ all’antica, ma quando la dialettica politica scende a questo livello, per istinto preferisco tacere. L’argomento “obliquo” sulle vere o presunte debolezze estetico-anali lo trovo un colpo “sotto la cintura” (ora ci vuole), una mossa umanamente scorretta, quasi disumana: notizie inventate, probabilmente, da un giornalismo cialtrone, forse prezzolato. La dialettica politica stravolta dal linciaggio umano, volutamente “omofobo”. Tra parentesi, quello vero, non quello millantato dai sostenitori di una nota ideologia globalizzante che criminalizza tutti coloro che legittimamente hanno il diritto di pensarla in modo diverso.
Matteo Tutino e Rosario Crocetta
Il dottore Matteo Tutino e il presidente Rosario Crocetta
Avrei dovuto essere contento del linciaggio personale di Rosario Crocetta, senza dubbio il peggiore Presidente della Regione mai avuto dalla Sicilia. Un modo come un altro per sbarazzarsi di lui. Ma ho taciuto perché le scorrettezze non mi piacciono, neanche quando sono rivolte ad un mio nemico. Se si accettano le scorrettezze come mezzo di comunicazione politica, prima o poi colpiranno anche noi.
E poi è arrivato lo “scoop” sull’avallo alla indecente espressione mafiosa attribuita al Dottor Matteo Tutino. Ma è proprio lì che mi sono arrestato, che ho “fiutato” la distrazione di massa. Che bel colpaccio! Tutino, oggi la corruzione personificata, che augura la morte alla figlia di Borsellino, una icona sacra della Sicilia che ha lottato la mafia, e Crocetta imbarazzato che tace…
Nel merito la frase, anche il soltanto averla pensata, è semplicemente indecente. Secondo me chi l’ha pensata appartiene alla stessa genia di coloro che il Dottor Paolo Borsellino lo hanno voluto morto per davvero. Ricordo di aver letto da qualche parte di un’intercettazione di Riina che diceva, a proposito di Borsellino, “Quello non lo abbiamo ucciso noi”. Poi ricordo di una trattativa Stato-mafia (vera o presunta, deciderà la storia) e io un’idea sulla morte di questo eroe siciliano me la sono fatta, diversa dalla vulgata che ci viene approntata. Ma non entriamo nel merito di quella frase.
Andiamo oltre, per favore, studiamo gli effetti “mediatici” più probabili di questo scoop. Crocetta ora è cattivo, peccatore, colpevole di non aver difeso la figlia di quell’eroe, che adesso diventa circondata da un’aura di martirio e di santità. Il PD, specie quello nazionale, si smarca dal “suo” Presidente. Il PD regionale, invece, ha la vista più corta e ha problemi di Bostik con le poltrone di deputato. Nel polverone sembra quasi che Crocetta, perfido e cattivone, in questi anni abbia governato da solo. Che il PD non abbia fatto altro che fare opposizione. Il PD rinnovato, quello di Davide Faraone, ora può presentarsi ai Siciliani con le carte in regola, vergine, a chiedere il voto per buttare fuori i fanfaroni dell’antimafia “finta” a favore di quella “vera”. E giustizia finalmente sarà fatta.
Del resto, se non si facesse così, il malgoverno democratico della Sicilia, che dura sostanzialmente dal 2008, dall’appoggio esterno a Raffaele Lombardo, rischia di trascinare il partito nella polvere dell’irrilevanza e del discredito generale. Il 2017 arriverà, prima o poi, e sarà la fine per sempre per il PD in Sicilia. E non solo per il PD, ma lo potrebbe essere anche per quegli interessi forti, da sfruttamento selvaggio dell’Isola, che da sempre questo partito globalista ha rappresentato. Bisogna inventarsi qualcosa ora, magari rischiando un po’, per rifarsi la verginità. E quale migliore occasione che quella di nascondersi dietro ad una sacra icona?
Ecco, io vedo tutto questo, e mi sembra quasi ovvio. Lo “scoop” esce sul settimanale di De Benedetti, lo stesso imprenditore che scaricò Lombardo dopo la nota vicenda dei termovalorizzatori, lo stesso settimanale del Gruppo L’Espresso-La Repubblica che da dieci anni circa ha inaugurato la sua personalissima guerra istituzionale contro lo Statuto speciale, colpevole, per le macerie che ne restano, di non favorire un saccheggio ancora più indiscriminato della Sicilia. Fonte sospetta e tempismo sospetto: pochi giorni prima dell’anniversario della morte di Borsellino. O forse polpetta avvelenata data allo stesso settimanale da chi sapeva che non avrebbero resistito alla tentazione di pubblicarla, per le ragioni che sappiamo. Non so con esattezza, ma questo è dettaglio di cui si occuperà la Procura.
Ora, a scanso di equivoci, se Crocetta togliesse il disturbo gliene saremmo tutti grati. Ma il giorno in cui decidiamo che le legislature in Sicilia sono soggette ai voleri di un settimanale nazionale stiamo freschi. Domani diranno che al telefono Massimo Costa inneggiava ai tempi di Totò Riina, e il giorno dopo Mentana dirà a La 7 che “non c’è ragione di dubitare”. Il principio mi pare pericolosissimo. Fate un po’ voi.
E poi c’è una cosa che non va e che voglio dire apertamente facendo, al solito, l’antipatico. Da un paio di legislature a venire qui (almeno) si usano i parenti dei morti per farsi il certificato antimafia. Vi pare giusto? Nel 2006 la sinistra schierò Rita Borsellino. Nel 2008 i 5 Stelle “ante litteram” Sonia Alfano. Dopo il 2008 Lombardo si circondò di magistrati e parenti di vittime della mafia (ma a quanto pare non gli ha portato bene): la Caterina Chinnici alle autonomie, la Borsellino (Lucia, sì, questa) come dirigente generale della Sanità.
Non so se è tanto competente in materia sanitaria. Forse sì. Ma penso con disappunto all’ingiustizia che certamente sarà stata compiuta nei confronti di dirigenti, magari più oscuri per cognome, ma che forse non avrebbero servito peggio la ‘macchina’ regionale.
Lucia Borsellino nella tecnocrazia di Lombardo, ma poi soprattutto il salto di qualità con Crocetta: assessore, per diversi anni, fino alle sofferte dimissioni. Dell’antimafia Crocetta ne ha fatto una macchietta parossistica. Il fratello dell’ex assessore dice che in questi anni ha “portato la croce”. Poveretta. Chissà che fatica fare l’assessore regionale con Crocetta per tutto questo tempo. Io proporrei un indennizzo aggiuntivo per ripagarla da questa umana sofferenza. Ora, che la barca sta affondando, scende tranquilla dall’imbarcazione fra gli applausi. E diventa subito Santa Lucia. Posso dire che non ci sto?
Dov’era, assessore, quando si siglava l’accordo truffa con lo Stato, accordo che costringe la sanità siciliana a tirare ancor di più la cinghia? Ha mai fatto qualcosa per farsi dare dallo Stato quelle accise con le quali lo Stato stesso aveva detto di finanziare il maggior accollo di spesa sanitaria dalla Regione? Lo sa che, con quelle imposte negate dallo Stato, pur essendo previste da una legge finanziaria dello stesso Stato, la Regione non avrebbe contratto altri debiti, non si sarebbe dovuto tagliare ancora su ospedali, punti nascita, etc.? Pensandoci bene si capisce perché oggi è “santa”: non ha mai mosso un dito per difendere la Sicilia e, questo, al di là dello Stretto, frutta medaglie al valore.
Crocetta vada a casa, ma per i motivi veri. Che sono soprattutto quello di aver regalato risorse e prerogative della Sicilia in cambio di niente. Crocetta ha affondato la Sicilia con la complicità di 90 persone che avrebbero potuto mandarlo a casa il primo giorno, quando era senza maggioranza. E invece sono ancora là, tutti là.
Adesso facciano una buona legge elettorale e si sciolgano immediatamente. E, per favore, chiudiamo anche la stagione delle icone antimafia. Le virtù non sono ereditarie. Mio padre è bravissimo in matematica e informatica, io le sopporto a malapena.
La Sicilia ha bisogno oggi – lo ripeto – di un Parlamento e di un Presidente indipendenti da Roma e, se sarà possibile, anche indipendentisti. Il resto sono chiacchiere da mezza estate.
fonte
http://www.lavocedinewyork.com/Lucia-Borsellino-Non-ha-mai-mosso-un-dito-per-difendere-la-sanita-siciliana/d/13375/