“Il nuovo medico di base di Tregnago sembra introvabile, forse si trova all’estero. I suoi pazienti la cercano da 15 anni, ma pochi riescono a ricevere diagnosi o prescrizioni dalla dottoressa Maria Colavita, nota per le sue frequenti assenze. Nel 2008, fu criticata per partecipare a un quiz televisivo mentre era in malattia. Ora, la specialista molisana è nuovamente nei guai, questa volta nel Veronese. Non riusciamo a contattarla, il suo cellulare di pronta reperibilità suona vuoto, così come accade ai suoi pazienti.”
Lunga esperienza nel curriculum
La dottoressa Colavita, classe 1963, nata a Isernia, sarebbe dovuta entrare in servizio lo scorso primo settembre nel comune scaligero della Val D’Illasi, a una trentina di chilometri da Verona. Il condizionale però è d’obbligo, perché residenti e sindaco hanno ormai perso la pazienza: «Non risponde praticamente mai e tantomeno si presenta in ambulatorio». L’«ineffabile» dottoressa Colavita, specializzata in Urologia e Ginecologia con una lunga esperienza nel curriculum, ha infatti «concesso» la sua prima «apparizione» nello studio di medicina generale al civico 15 di via Unità d’Italia, dove a Tregnago dovrebbe regolarmente effettuare visite e stilare ricette, soltanto 4 giorni fa, mercoledì: a sorpresa, però, non si è trovata davanti soltanto numerosi pazienti inviperiti e spazientiti, ma anche i carabinieri che le hanno notificato una denuncia per interruzione di pubblico servizio.
La rabbia del sindaco
«Inaccettabile tollerare un simile comportamento da parte di un medico di base che dovrebbe rappresentare una costante figura di riferimento per i residenti» insorge il sindaco Simone Santellani, che è stato subissato in questi giorni dalle lamentele dei suoi cittadini e le sta raccogliendo sui social: «A me e al Servizio Sanitario arrivano molte segnalazioni riguardo il mancato servizio e l’assenza di risposte del nuovo medico di medicina generale a Tregnago — ha scritto Santellani su Facebook — I disagi sono molti, posso solo dire che la situazione è monitorata dagli enti competenti, è un servizio pubblico importante che deve essere svolto con consapevolezza». Dalle informazioni in possesso del Corriere, l’Usl 9 starebbe esaminando la questione dal punto di vista legale per sostituire al più presto l’urologa considerata «inadempiente».
La partecipazione in tv
Un déjà vu, una storia che si ripete, quella che vede in questi giorni «protagonista» la dottoressa molisana a Tregnago. Il suo esordio sulle cronache, del resto, fu clamoroso: ufficialmente la dottoressa Colavita era in malattia per i postumi di una caduta, ma trovò comunque le «forze» per recarsi a Roma e partecipare a «I Soliti Ignoti» con il compianto Fabrizio Frizzi. Era il 2008 e divampò uno scandalo che portò la specialista ai domiciliari: fu licenziata dall’ospedale dove lavorava e patteggiò un anno e sei mesi con la condizionale. Fu l’inizio dei 15 anni di guai della dottoressa Colavita, a più riprese tacciata di tante, troppe, mancate presenze nei vari ambulatori d’Italia dove veniva di volta in volta assegnata come medico di base.
Il servizio di «Striscia»
Denunce, inchieste, condanne, un doppio servizio-scandalo su «Striscia la notizia», con l’inviato Max Laudadio che l’ha «pizzicata» due volte nel giro di dieci anni: dopo lo scandalo del 2008 quando Colavita andò in tv mentre era in malattia, il Tg satirico di Antonio Ricci tornò nel 2018 dalla dottoressa, scoprendo che «ufficialmente aveva ripreso a lavorare come medico di base», peccato però che i pazienti non riuscissero a farsi visitare «perché — denunciò Striscia — la Colavita è sempre assente. Nel frattempo, però, effettua visite ginecologiche privatamente e, da quanto dice la stessa dottoressa, lavora anche in una clinica ad Abu Dhabi, guadagnando 20mila euro al mese». Divampò l’ennesima polemica, e la professionista reagì tacciando Striscia di «persecuzione, non è vero — protestò Colavita — che mi assento 15 giorni al mese e che guadagno quella cifra. Sono sposata con un cittadino degli Emirati Arabi e lavoro un mese all’anno in loco grazie alle sue conoscenze. Non ho mai abbandonato un paziente in vita mia. Essermi assentata per lavorare è un mio diritto». Così si difese all’epoca la dottoressa: e adesso? Avremmo voluto chiederle come sia la situazione a Tregnago, peccato però che il telefonino di pronta reperibilità suoni a vuoto. Per i giornalisti ma soprattutto per i suoi pazienti..