Uno studio italiano dimostra che la metà delle persone con colesterolo alto non ne è consapevole. Eppure, la dislipidemia è cruciale nell’insorgenza e la progressione dell’aterosclerosi, che porta allo sviluppo delle malattie cardiovascolari, principale causa di morte nel mondo. (1)
Colesterolo alto e rischio cardiovascolare, lo studio italiano
Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Gemelli, policlinico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma con il supporto finanziario e tecnico di Danone Italia. L’azienda ha infatti predisposto la partecipazione alla ricerca mediante compilazione di un questionario su un sito web dedicato.
Oltre 65mila persone (65.892), età media 52,5 anni, 53,7% uomini, hanno partecipato riferendo informazioni corrispondenti a un fattore di rischio cardiovascolare: pressione sanguigna, indice di massa corporea, colesterolo, dieta, esercizio fisico, fumo e glicemia.
Dieta, esercizio fisico e colesterolo
La dieta è una variabile importante nel controllo della dislipidemia. I partecipanti allo studio sono stati invitati a dichiarare
– il consumo quotidiano di frutta e verdura. Una dieta sana, infatti, concettualmente prevede il consumo di almeno tre porzioni di frutta e/o verdura al giorno (almeno 400 g/die), (2)
– la frequenza settimanale di consumo di carne, uova, yogurt, riso, salsicce, latte, pasta, legumi, formaggio, pane e altri cereali.
Altra variabile determinante nel controllo del colesterolo è l’esercizio fisico. I partecipanti allo studio hanno così dichiarato se ne praticano per più di 2 alla settimana. In caso affermativo, ne hanno precisato il tipo: camminata meno di un’ora al giorno, sport a basso impatto (yoga, tai chi e pilates), camminata (più di unora giorno), attività cardio (come camminata veloce, corsa e nuoto) e attività di potenziamento muscolare (sollevamento pesi, per esempio).
Il profilo ideale
Alla fine del sondaggio, le abitudini ‘virtuose’ si sono confermate come favorenti la salute cardiovascolare: mai/ex fumatore, impegno regolare nell’attività fisica, indice di massa corporea (BMI) 18,5–24,9, dieta sana, colesterolo totale nel sangue non trattato <200 mg/ dl, assenza di diabete e pressione arteriosa non trattata <120/80 mmHg.
All’altro estremo, i partecipanti che hanno conseguito un punteggio basso, indice di elevato rischio per la sua salute, sono stati invitati a contattare il proprio medico per modificare urgentemente il proprio stile di vita.
A rischio senza saperlo
Complessivamente i ricercatori hanno rilevato livelli elevati di colesterolo nel sangue in circa il 60% dei partecipanti, con valori medi più alti nelle donne rispetto agli uomini (210 mg/dl vs. 199 mg/dl) e nei giovani in confronto agli anziani (206 mg/dl vs. 196 mg/dl). Questo risultato è almeno in parte spiegato dalla percentuale più alta di anziani che assumono farmaci ipocolesterolemizzanti.
Il risultato più interessante (e preoccupante) dello studio evidenzia che il 56% di tutti i partecipanti credeva di avere valori di colesterolo normali, mentre solo il 40% di loro mostrava valori <200 mg/dl. Allo stesso tempo, più del 30% di tutti i partecipanti che pensavano di avere livelli di colesterolo normali, mostravano invece valori >200 mg/dl.
Servono campagne di sensibilizzazione
La scarsa percezione del proprio stato di salute è del resto compatibile con l’evidenza che più di un terzo della popolazione coinvolta nello studio non ha effettuato un controllo del colesterolo nell’anno precedente. Più ‘latitanti’ sono le donne rispetto agli uomini (42% vs. 35%) e i più giovani in confronto agli anziani (42% vs. 22%).
‘Questi dati sono molto impressionanti considerando che la mancanza di consapevolezza sulla presenza di una condizione di dislipidemia potrebbe portare a una progressione dell’aterosclerosi subclinica che poi evolve nello sviluppo di CVD (malattie cardiovascolari, ndr). Inoltre, pensare di avere un profilo di colesterolo normale porta lo screening a essere meno frequenti‘, osservano i ricercatori, che auspicano l’organizzazione di ‘campagne di sensibilizzazione su larga scala, insieme a corsie preferenziali per l’accesso ai controlli sanitari‘.
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