Voglio esordire dicendo che questa foto e le frasi successive non conterranno affatto parole smielate e nessuna didascalia tipica di chi vuole ostentare stanchezza e raccomandarvi cose senza motivo.

Poi ci tengo molto a dirvi che NON SONO AFFATTO UN EROE (pur amando alla follia i personaggi Marvel e Batman e non sapete quante volte fantastico nell’essere Bruce Wayne di giorno e il giustiziere di persone cattive di notte sopra i palazzi della città). Però al di là delle mie fantastiche – e a volte preoccupanti – fantasie nell’indossare la pettorina e la maschera dell’uomo pipistrello ODIO essere chiamato eroe quando svolgo la mia professione; semplicemente perché prima di questo maledetto Covid 2019 nessuna anima viva si permetteva di definirci come tali con striscioni, gigantografie, poemi o romanzi. Anzi siamo quelli offesi dalla stampa, dai social e denigrati dalla gente come e dai personaggi famosi o della radio; siamo quelli che subiscono da troppi anni tratamenti economici e professionali ai limiti della dignità umana. Adesso trovo molto ma molto omertoso che la gente ci definisca eroi. Non lo siamo mai stati e a maggior ragione non lo siamo ora che stiamo svolgendo solamente ciò per il quale abbiamo deciso di studiare all’università con tanto impegno, con investimenti e con tante speranze e sogni. Io ho sempre amato questo lavoro sin dal primo momento che l’ho scelto e per quanto lo maledico per le enormi ingiustizie che subiamo come categoria rimane una professione che ho scelto di fare con passione, professionalità e tanta dedizione ed impegno. Badate bene che non ho usato i termini “missione” o “angeli” o quant’altro è ricollegabile al mondo religioso. Perché mi dispiace deludervi ma la mia professione riconosce i principi i intellettuali e scientifici e non quelli religiosi. Tanto vale la componente emotiva, empatica, relazionale e psicologica nella mia professione (anzi oserei dire che sono pilastri importanti) ma non siamo solo “quelli della carezza o del sostegno morale”. Siamo ben altro, ed il fatto che ve ne stiate accorgendo solo per questo dannato virus mi fa riflettere con tristezza che forse nessuno si è mai messo davvero nei nostri panni un secondo nella loro vita, specie quando ci aggredite nei reparti o nei pronto soccorsi di tutto lo stivale o quando ci date del tu impropriamente o per mettervi al nostro livello mentre lo stesso non riuscite a fare con gli altri professionisti sanitari.
Ma nonostante tutte queste difficoltà, amo questo professione come si ama la donna che ti ha tradito più volte; tutti ti prendono per fesso su come sia possibile amare qualcosa che ti delude spesso, che ti tratta male, che ti fa sentire a volte un professionista solo su quella pergamena di laurea, ma la ami lo stesso. La ami quando riesci a curare una piaga da decubito; la ami quando strappi un sorriso a chi di sorrisi non ne mostrava da settimane se non da mesi; la ami quando riesci a salvare una vita di un paziente in arresto cardiocircolatorio; la ami quando qualcuno ti ringrazia elogiando il tuo lavoro; la ami quando torni a casa e sei felice di aver donato un giorno migliore a chi sta peggio di te.
Ma non siamo eroi. Siamo sempre stati esposti a contagi o rischi infettivi di patologie anche più grosse e serie di questo Covid 2019 e mai nessuno se ne è preoccupato prima di questi giorni. Quindi cari amici miei, in questa foto avete davanti semplicemente una persona che ha svolto IL PROPRIO LAVORO, a fine di un turno di lavoro come tutti gli altri, senza pensare al rischio che corre nell’infettarsi, perché quando sono entrato in contatto con sangue e liquidi biologici di pazienti affetti da epatiti, HIV e altre patologie fortemente infettive nessuno mai mi ha chiamato eroe e preferirei non essere chiamato così neanche oggi. Voglio solo svolgere al meglio la mia professione e rassicurarvi del fatto che se stiamo uniti e rispettiamo queste piccole direttive che ci hanno fornito, andrà davvero tutto bene. Poi, quando tutto finirà, ripenseremo a come ricostruire la nostra economia e le nostre vite che stanno subendo grossi danni sotto tutti i punti di vista.
E se c’è tempo a riconoscerci e farci riconoscere dal nostro sistema politica come i PROFESSIONISTI che meritiamo di essere sotto molteplici punti di vista, senza pacche sulle spalle o ringraziamenti pubblici fini a se stessi. Noi svolgiamo solo il nostro lavoro.

Grazie e scusate questo sfogo.

 

NurseNews. Eu

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Alfio Alfredo Stiro nasce in Sicilia a Catania il 22/01/1970, consegue la laurea in infermieristica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Catania e successivamente il Master in Management delle Professioni Sanitarie. Master in osteopatia posturale presso l'universita di Pisa dipartimento di endocrinologia e metabolismo,ortopedia e traumatologia,medicina del lavoro. E scuola di osteopatia belga, Belso.ha frequentato numerosi corsi sull'emergenza, in servizio presso l’U.O. di Pronto soccorso e Ps pediatrico. Azienda Cannizzaro per l'emergenza di catania.

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